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La Basilica

La Basilica di San Vittore costituisce con la torre campanaria ed il Battistero di San Giovanni il cuore religioso di Varese. L'attuale edificio è frutto di interventi diversi avvenuti in tre momenti successivi: dapprima il profondo presbiterio realizzato nella prima metà derl XVI sec., poi l'aula a tre navate, che sostituì la precedente chiesa, forse romanica, coronata dallo splendido tiburio, opera di Giuseppe Bernasconi, edificata tra il 1589 ed il 1625 e, infine, la neoclassica facciata costruita tra il 1788 e il 1791 su disegno di Leopoldo Pollack.
All'interno, lo sguardo è attratto dal presbiterio su cui si innesta l'abside poligonale, il cui impianto di matrice bramantesca, venne alterato dagli interventi effettuati a partire dalla seconda metà del sec. XVII; nel 1675 l'intagliatore di Velate Bernardino Castelli pose in opera i due pulpiti, nello stesso anno Giovanni Ghisolfi affrescava la volta con la Gloria di San Vittore; tra il 1679 e il 1690, lo stesso Castelli realizzò le due casse d'organo e le cantorie, nel 1692, poi, Salvatore Bianchi realizzò i tre grandi affreschi del coro con scene del martirio del santo titolare.
L'altare, esempio notevole del barocchetto lombardo, venne progettato dall'architetto milanese Bartolomeo Bolla, e realizzato dagli scultori viggiutesi Buzzi tra il 1734 e il 1742; Elia Vincenzo Buzzi scolpì le statue, su disegno di Pierantonio Magatti.
Il nuovo assetto del presbiterio, secondo le norme del Concilio Vaticano II, ha avuto defiinitiva sistemazione nel 1991 con la realizzazione dell'altare, dell'ambone, della sede, della croce astile offerti in memoria di Paolo VI e realizzati su disegno di Floriano Bodini.
Sul'arco trionfale, che si apre sul presbiterio, è stato collocato il grande Crocefisso (1712), sostenuto da un volo di angeli, capolavoro del Castelli.
L'aula, a tre navate, custodisce nelle cappelle laterali alcuni capolavori del Seicento lombardo: varcate le eleganti bussole in legno di G.B. Crugnola (1750) , si incontra nella navata di sinistra la Cappella della Maddalena con la pala d'altare della Santa portata in cielo dagli angeli, la predella con l'Apparizione di Cristo alla Maddalena e la cimasa con l'Eterno Padre, opere di Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone (1611); sulla parete sinistra è collocata una piccola edicola (sec. XVII-XVIII) con una tela raffigurante Gesù Bambino tra i santi Gaetano di Thiene e Pasquale Baylon e a destra un piccolo altare con la tela detta Madonna delle Grazie, oggetto di grande devozione popolare.
I quadroni collocati sopra i confessionali (posti in opera nel 1833 in sostituzione di quelli intagliati dal Castelli) sono attribuiti a pittori del XVII sec. e provengono dal mercato antiquario milanese dei primi decenni dell'Ottocento.
Segue la Cappella di santa Caterina d'Alessandria con la tela raffigurante il Martirio della Santa di Giovanni Battista Ronchelli (1770), mentre la predella (Nozze mistiche di S.Caterina) e la cimasa (Trasporto del corpo della Santa) vennero dipinte da Antonio Mondino (allievo del Morazzone), cui si doveva anche l'originaria pala d'altare poi perduta.
Segue, nel transetto, la Cappella del Rosario, ove, in due riprese (1598-99 e 1615-17), il Morazzone affrescò dapprima la volta e la tazza absidale con l'Incoronazione della Vergine ed angeli musicanti, poi le pareti con la Presentazione al Tempio e lo Sposalizio; allo stesso Morazzone si devono i quindici tondi realizzati su rame con i misteri del Rosario (il recente restauro ne ha riportato alla luce la vivida cromia originari) che fanno corona ad una Madonna del XV sec.; la cimasa dell'altare raffigurante la Vergine che dona il Rosario a San Domenico è opera del Magatti (1725). Di notevole interesse è il palliotto ligneo dell'altare raffigurante la Battaglia di Lepanto, intagliato da B.Castelli nel 1702.
Di fronte si trova la Cappella di S. Marta con un notevole altare marmoreo, contenente la Deposizione di Cristo nel sepolcro, copia coeva dell'opera di Simone Peterzano in S.Fedele a Milanno; gli affreschi, realizzati da Pietro del Sole e Federico Bianchi (1680-82), raffigurano le Storie di Marta e Maria. In un'urna sono conservate le reliquie di sant'Urbica, provenienti dalla soppressa chiesa dell'Annunciata; il Crocefisso, di intensa drammaticità, è opera contemporanea di Vittorio Tavernari.
Nella navata di destra segue la Cappella dell'Addolorata che prende il nome dal gruppo ligneo, scolpito intorno alla metà del XVI sec. e qui collocato dopo la miracolosa apparizione di tre stelle il 30 maggio 1678; da allora il simulacro è oggetto di grande venerazione in tutto l'alto Varesotto. L'altare marmoreo ottocentesco e gli affreschi di Luigi Morgari (1923) hanno sostituito la decorazione settecentesca di cui rimane solo il Dio Padre in gloria sulla volta, opera del Magatti (1727).
Si passa quindi alla Cappella di San Gregorio, ove in un sobrio altare marmoreo è posta la Messa di san Gregorio, dipinta da Giovan Battista Crespi, detto il Cerano, tra il 1615 e il 1617: la tela costituisce uno dei punti più alti della pittura milanese nell'età dei Borromeo. Sotto la mensa dell'altare si conserva la statua del Cristo morto che dal 1699 al 1834 fu utilizzata per la processione dell'Entierro (la sepoltura di Cristo) il Venerdì Santo.
La volta della navata centrale, ricoperta da pesanti stucchi di L. Pogliaghi (1929), reca tre affreschi, opera di G.B. Zari (1846), cui si devono anche i quattro Profeti Maggiori sui pennacchi e gli Apostoli ed Evangelisti della cupola.
La possente torre campanaria, alta quasi 77 metri, venne realizzata, su disegno del Bernasconi, a partire dal 1617 sino al 1634, quando i lavori si interruppero, per essere ripresi nel 1677, sino ad arrivare al cupolino compiuto nel 1774.

La Basilica

L'altare

La cupola

La sedia