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Articolo 20/10/2013

PERMESSO, SCUSA E GRAZIE


"Permesso, scusa, grazie": tre parole chiave per ogni convivenza. Tre parole che si imparano in famiglia e che, in qualche modo, ne determinano il futuro perché "se in una famiglia si dicono queste parole, la famiglia va avanti".
Tutto bene se a fare questo discorso è una maestra elementare alle prese con i primi rudimenti di educazione civica (ammesso che la si faccia ancora) da proporre ai suoi piccoli allievi che hanno fatto il loro ingresso nella "scuola dei grandi" e devono rispolverare atteggiamenti e parole già appresi in famiglia, cominciando quel percorso di apprendimento delle regole che comincia ora e che dovrebbe durare tutta la vita.
Se però a ricordare la centralità di queste tre parole - talmente semplici, all'apparenza, da sembrare addirittura banali - è un Papa, dal sagrato della piazza più famosa del mondo, allora questo richiamo suona davvero sorprendente, anzi quasi sconvolgente. Perché invita tutti - ben oltre i confini dei 150mila radunati in piazza S. Pietro - a fare un serio esame di coscienza su cosa sono diventate le nostre famiglie e su come è cambiato il clima che ne segna i ritmi quotidiani. Un esame di coscienza non solo per controllare se siamo capaci di insegnare questi atteggiamenti ai nostri figli, ma se sappiamo viverli personalmente che è indubbiamente il gesto più efficace, perché l'educazione non si fa solo con le parole ma soprattutto con l'esempio.
"Permesso, scusa, grazie": tre parole che dovrebbero innanzitutto parlare di attenzione all'altro, di cura reciproca, di volontà di crescere insieme, di imparare a conoscere se stessi attraverso il volto di chi ci sta accanto, riconoscendo con umiltà e franchezza i nostri sbagli, quando arrivano i conflitti e le incomprensioni. Per poterci rialzare subito dopo la riconciliazione - una strada sempre in salita e che spesso ci vede riluttanti - con mio fratello, mia sorella, mio papà, mia mamma, i miei figli. Quelli che sono i miei commensali a tavola e ai quali rivolgo sguardi il più delle volte distratti, perché magari preferisco concentrarmi sigli schermi della televisione o dei telefonini.
"Quante volte diciamo grazie in famiglia?". L'invito del Papa è esigente e tutti noi vogliamo raccoglierlo partendo da un'altra parola chiave del suo pontificato: l'amore, unico antidoto all'indifferenza ed alla disumanizzazione. Perché è in famiglia che si impara l'alfabeto dell'umano. Se ci crediamo davvero.

mons. Gilberto Donnini




















































































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