edicola - articoli
Articolo 22/09/2013
Nel segno della comunione fraterna cattolici, cristiani, uomini timorati di Dio, credenti di tutte le religioni, pellegrini della verità e della pace. Una risposta così immediata ed ampia è un segno dei tempi; l'appello lanciato da Papa Francesco al mondo è risuonato come un grido ai quattro venti ed è stato accolto subito dai popoli dei cinque continenti: è sembrato che vi fosse un'attesa, che Francesco ha saputo interpretare e ha tradotto in parole semplici e disarmanti, invitando tutti alla preghiera e al digiuno. Non ci sono stati rifiuti o sordità, nessuno si è tirato indietro. Qualcuno ha usato termini come "crociata" e "mobilitazione" generale contro la guerra. Ma, se è così, non è contro qualcuno e non è riservata a cavalieri e soldati e neppure a principi e governanti.
Ha fatto breccia sulle coscienze individuali e ha scosso il senso di responsabilità delle classi dirigenti come della gente semplice. Ha risposto e si è messa in prima posizione la Chiesa cattolica con la sua rete di diocesi, parrocchie, oratori, santuari, conventi e monasteri. Anche realtà laiche e non confessionali hanno aderito alla preghiera e al digiuno.
D'altra parte, Papa Francesco, ha invitato esplicitamente tutti, nessuno escluso; non si messo da una parte, non ha fatto accuse, non ha puntato il dito. Ha detto cha la pace è una cosa così importante per l'umanità che non può essere ottenuta con la guerra. È certamente un fatto politico, di filosofia politica, che rovescia il famoso detto "Si vis pacem para bellum" (Se vuoi la pace prepara la guerra). Cambia anche l'intenzione della preghiera che non è per la vittoria di un popolo contro un altro popolo, e neppure di una religione contro l'altra come purtroppo è avvenuto in passato. I popoli e le religioni si confrontano gareggiando "nel fare il bene" (Corano): questo è il segno dei tempi che viene ravvisato e rende attenti e sensibili anche coloro che non appartengono al gregge di Cristo.
Il grido di Francesco va oltre i confini: la pace, infatti, è stata messa in crisi e spesso si è perduta, per difendere i confini. Il Papa che viene dalla fine del mondo ha chiare in mente le periferie sconfinate fuori dalla città. Hanno, quindi, aderito cristiani di ogni confessione e denominazione, musulmani, ebrei, buddisti, credenti di altre religioni. Questo grido è in linea con il più recente insegnamento dei Papi, profeti di pace sia pure inascoltati e, soprattutto, Papa Francesco ripete ed aggiorna ciò che ha proposto e realizzato Giovanni Paolo II con la famosa Giornata di preghiera e di digiuno per la pace con la quale aveva invitato ad Assisi membri di tutte le confessioni e di tutte le religioni.
Giovanni Paolo II, quando il 25 gennaio 1986 annunciò la giornata interreligiosa di preghiera per la pace che si sarebbe svolta il 27 ottobre successivo, disse: "La Santa Sede desidera contribuire a suscitare un movimento mondiale di preghiera per la pace che, oltrepassando i confini delle singole nazioni e coinvolgendo i credenti di tutte le religioni, giunga ad abbracciare il mondo tutto intero".
Quell'evento storico di preghiera e di digiuno oggi Papa Francesco lo dilata al mondo intero realizzando di fatto il sogno di Giovanni.
mons. Gilberto Donnini