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Articolo 30/06/2013
Il web come promessa di una nuova realtà comunicante, senza barriere spaziali e materiali, era questa l'utopia: niente più solitudine se vivevi in un luogo senza amore e senza umanità (vero), fiducia che la maggiore comunicazione avrebbe potuto significare maggiore democrazia (falso), convinzione che la quantità delle informazioni avrebbe rappresentato un progresso rispetto al passato e, di conseguenza, portato una qualità di relazione superiore (falso).
Se è vero che si apprendono più velocemente nozioni attraverso le enciclopedie in rete, è altrettanto vero che le nozioni, di per sé, non servono a molto: è la connessione tra dati e mente ad essere importante, è il senso critico che aiuta a capire per chi e che cosa si sta operando, è l'autoconsapevolezza a dettare le condizioni di un effettivo progresso attraverso la nuova tecnica. Una compagnia fatta di byte, senza partecipazione di relazione e di affetti, rischia di essere uno spazio vuoto nel quale ci si sente - e lo si è - ancora più soli che nella città anonima.
Senza un forte senso del limite e senza una capacità di elaborazione critica, il "grande fratello" non è assente, ma è semplicemente occulto. La solitudine è aumentata da un vuoto riempito di connessioni, e non di relazioni affettive. Lo si vede oggi nelle dichiarazioni di alcuni personaggi politici al centro del Movimento 5 stelle: "non posso competere con il blog da sola" ha dichiarato la deputata Paola Pinna, mettendo in luce come si sta creando un clima di intimidazioni e di sospetti che la rete rende ancora più inquietante, perché ti sbatte in faccia l'essere solo in una stanza con un mondo virtuale nemico che spia le tue interviste, le conta, le mette nella lista delle buone e delle cattive. La stessa senatrice Gambaro ha dato l'impressione di una persona isolata e sola non per un delitto commesso, ma le sue opinioni.
È un segno che internet non significa automaticamente allargamento della coscienza, perché le differenze, il dibattito e le critiche hanno fatto da sempre la forza democratica dei partiti e delle organizzazioni. Non è cambiato il clima rispetto al prima del web: la solitudine è ancora più inquietante e minacciosa oggi, in un tempo in cui il paradosso del tale che, incontrandoti per strada, dice sbrigativamente "scusami ma non ho tempo, devo correre a chattare con te al computer", non è così tanto un paradosso, ma quello che accade. C'è una solitudine più pericolosa nascosta nelle maglie del net, quella dei dissidenti, per esempio, ma anche quelli che non la pensano come il leader o la massa.
Attenzione, però, a non creare una polemica a senso unico, la solitudine esiste da prima del net, ed è quella che minaccia soprattutto i protagonisti delle Beatitudini di Gesù: i poveri in spirito, quelli che sono nel pianto, i miti, coloro che hanno sete di giustizia, gli operatori di pace, tutti quelli che vengono insultati non solo per la Parola ma per i loro convincimenti. Una solitudine che tanti hanno narrato e cantato ma che è rimasta ancora la stessa.
mons. Gilberto Donnini