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Articolo 02/06/2013
La consegna è precisa, anche se espressa a braccio, in modo colloquiale e informale, ma assolutamente esigente (come sa fare Papa Francesco) nel solenne incontro con i vescovi italiani sulla tomba di Pietro "Andate avanti con fratellanza". E, nel merito: "Voi avete tanti compiti" ha sottolineato, in particolare "il dialogo" con "le istituzioni culturali, sociali, politiche. È cosa vostra. Avanti".
Quella dei vescovi italiani, la prima con Papa Francesco, è stata un'assemblea importante. Il Papa aveva già incontrato la gran parte dei vescovi in visita "ad limina": occasione che aveva reso personale ed immediata. L'assemblea ha permesso di fissare per la Cei in quanto tale un mandato preciso, coerente con le linee strategiche che il Papa Francesco ha già illustrato in diverse occasioni. La curia, di cui sta fissando gli indirizzi di riforma, ha i suoi compiti, così come le diverse conferenze episcopali che rappresentano una forma concreta di applicazione dello spirito collegiale.
Questa è la parola-chiave che definisce uno degli indirizzi istituzionali del suo pontificato: bisogna fare camminare e, nello stesso tempo, costruire continuamente tutta la Chiesa guardando al suo compito di annunciare il vangelo.
Il caso italiano è particolare, certo, per il legame con il Vescovo di Roma, che non è solo istituzionale ma affettivo, profondissimo, immediato: la Cei, in piena comunione e sotto la sua guida, ha comunque una responsabilità che le è propria. Di più: il Papa Francesco insiste anche sul ruolo delle conferenze regionali. Queste, peraltro, hanno una storia molto più antica della stessa Cei: infatti sono state create nel 1889 da Papa Leone XIII, proprio "perché - come ha sottolineato Francesco - siano la voce di tutte le regioni, tanto diverse; e questo è bello". Di qui anche l'indicazione per ridurre il numero delle diocesi e, più in generale, a verificare continuamente le strutture che devono essere a servizio "del vero bene del popolo di Dio".
E i vescovi prendono gli impegni conseguenti: "uscire dai 'piccoli porti' dell'autoreferenzialità; una maggiore essenzialità; l'assunzione coraggiosa della funzione profetica; la disponibilità ad andare verso le periferie", tutte cose ribadite nel comunicato finale.
Si profila, dunque, un cammino che ha già un primo appuntamento di verifica: il convegno ecclesiale, che si tiene ogni dieci anni, in programma nel 2015 a Firenze. L'assemblea ne ha precisato il titolo: "In Gesù Cristo il nuovo umanesimo". La fede non è "uno dei tanti fattori umani che innestano processi culturali e sociali", ma "la sorgente della vita nuova per ogni persona e per l'intera società".
Siamo alla radice dell'insegnamento del Papa, uno slancio di conversione da applicare nella vita concreta di ciascuno, così come delle istituzioni: si tratta di aprire le porte e puntare all'essenziale. Che è poi la stessa linea dell'anno della fede, di cui si cominciano ad intravedere i primi frutti.
mons. Gilberto Donnini