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Articolo 24/02/2013
Un fatto storico - la rinuncia di Benedetto XVI - più che oscurare, ha richiamato la campagna elettorale italiana ai giusti confini e alla reale posta in gioco di queste elezioni, che si può ricondurre alla necessità di governare bene l'emergenza prolungata messa in evidenza dalla recessione in corso.
Ecco allora, semplicemente, tre punti tra loro connessi, il lavoro, la famiglia, le istituzioni: sono tre priorità che richiedono di operare immediatamente per venire incontro alle necessità reali del paese. E rispondere così alla questione che il card. Angelo Bagnasco, con franco realismo, aveva posto a gennaio: "Il prossimo appuntamento elettorale ci renderà più o meno poveri?" Dove povertà non è soltanto quella dei conti, ma, più in generale, quella del nostro bene comune.
Allora occorre dire "no" allo scoraggiamento e alla fuga nell'astensionismo, "sì" alla partecipazione responsabile. "Per questo merita superare allergie e insoddisfazioni, anche profonde: la diserzione dalle urne è un segnale di cortissimo respiro" aveva detto il presidente della CEI. E, ancora: "Non bisogna cedere alla delusione, tanto meno alla ritorsione: non sarebbe saggio e, soprattutto, sarebbe dannoso per la democrazia".
In realtà, sembra che l'astensione stia refluendo verso percentuali fisiologiche, mentre appare ancora molto alto il numero degli indecisi. Oltre all'oggettiva gravità delle scelte e delle sfide che ci stanno di fronte, questo significa che l'offerta politica e soprattutto il sistema elettorale continuano a non essere adeguati. Forse questo è l'insegnamento di una campagna che dalla televisione riprende modalità e linguaggi, con tempi accorciati, miscelando e sovrapponendo informazione e spettacolo.
Proprio per questo è necessario riattivare, in corrispondenza all'appello alle urne, il circuito della partecipazione che ha almeno due tempi: il primo è semplicemente quello del voto. Ma ciò che conta è quello che viene dopo: la partecipazione, infatti, deve continuare in forme nuove, originali ed adeguate, con tutti i mezzi che vengono offerti da una democrazia radicata e matura, perché su questi due nodi - le forme e la qualità dell'offerta politica e le regole istituzionali - si operi il necessario rinnovamento.
C'è una forte richiesta popolare di rinnovamento, di pulizia, di serietà, di coerenza che attraversa l'appuntamento elettorale. I tanti ancora indecisi o che rischiano di indirizzarsi alla protesta, dimostrano che questo è il vero nodo.
Oltre a relativizzare, nel senso di riportare alle giuste proporzioni l'appuntamento elettorale, la storica decisione di Benedetto XVI, le sue parole, i suoi gesti, i suoi incontri degli ultimi giorni di pontificato, ci dicono del ruolo e della vocazione dell'Italia, a partire da Roma. Un po' di orgoglio nazionale, che diventa inevitabilmente impegno e richiamo per tutti.
mons. Gilberto Donnini