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Articolo 06/01/2013
"Il mondo attuale, in particolare quello politico, necessita del supporto di un nuovo pensiero, di una nuova sintesi culturale, per superare tecnicismi e armonizzare le molteplici tendenze politiche in vista del bene comune. Esso, considerato come insieme di relazioni interpersonali e istituzioni positive a servizio della crescita integrale degli individui e dei gruppi, è alla base di ogni vera educazione alla pace".
Queste parole, contenute nel messaggio di Benedetto XVI per la Giornata della pace 2013, sono, all'inizio di un anno complesso e impegnativo per il nostro paese e non solo per quello, la riconferma della scelta della Chiesa e dei cattolici di stare dentro la storia: indicazione che il Concilio Vaticano II rilancia con rinnovata forza dopo 50 anni, soprattutto ai laici.
Parole che stanno anche alla base delle riflessioni del card. Bagnasco, presidente della CEI, il quale ha richiamato più volte la necessità e l'urgenza di una rinnovata e fattiva presenza dei cattolici in politica: non certamente per favorire interessi di parte, ma per promuovere democraticamente quei valori che, nel loro insieme, formano il bene comune di un popolo e dell'intera umanità. E la verità della persona è il primo valore, la testata d'angolo, che rende nobile l'impegno politico.
Parole ferme e serene, quelle del messaggio per la Giornata della pace che, nella turbolenza di un confronto elettorale già avviato, diventano un appello sereno e "trasversale" alla coscienza di tutti e di ciascuno. Un richiamo alla responsabilità e alla solidarietà particolarmente necessario di fronte ad una crisi ancora in atto e che, se a tratti scoraggia, non esonera nessuno da un supplemento di pensiero, di impegno e di speranza: è un dovere morale nei confronti delle nuove generazioni.
Ci sono già segnali di una stagione nuova di cui anche la politica dovrà prendere atto: se si guarda con occhi attenti alla vita della gente, al territorio, ai giovani, si leggono sì la fatica e l'affanno del giorno ma si intravedono anche i primi germogli culturali e sociali che annunciano frutti buoni. Il rischio che il freddo della mediocrità e degli egoismi bruci ciò che sta per aprirsi è, tuttavia, reale ma l'onestà, la saggezza e il buon senso di un popolo, che nella sua storia ha saputo superare prove difficili, rendono fiduciosi.
Il pensiero politico nuovo, auspicato dal Papa, ha infine orizzonti ampi e si spinge oltre i pur irrinunciabili confini del nostro paese per abbracciare l'Europa e il resto del mondo. L'identità di un popolo è tanto più forte quanto più sa comunicare con altre identità: non si esce dal tunnel da soli.
Il 2013 può essere davvero l'inizio di una grande e bella avventura: Bisogna crederci come ci credettero i nostri "padri" che seppero fare una sintesi operosa tra fede e ragione in un dialogo permanente con quanti, pur avendo idee diverse, contribuirono a fare grande e forte, e non solo economicamente, il nostro paese.
mons. Gilberto Donnini