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Articolo 09/12/2012

CARTINA DI TORNASOLE


La libertà religiosa è "la più sensibile cartina di tornasole del grado di civiltà". Ne è convinto il card. Scola che, nel discorso pronunciato per la festa di S. Ambrogio, ha ricordato che in un contesto di "meticciato di civiltà e di culture", il "cattolicesimo popolare ambrosiano è capace di risorse innovative per il vivere sociale, inimmaginabili nelle previsioni di qualche decennio fa". Di qui l'attualità dell'editto di Costantino firmato a Milano che, a 1700 anni di distanza, ha ancora un "significato epocale", perché ha introdotto per la prima volta nella storia le due dimensioni che oggi chiamiamo "libertà religiosa" e "laicità dello stato" e che costituiscono "due aspetti decisivi per la buona organizzazione della società politica".
Tra i "nodi da sciogliere" in materia di libertà religiosa, il primo riguarda "il nesso tra libertà religiosa e pace sociale": "più lo stato impone dei vincoli, più aumentano i contrasti a base religiosa", perché "imporre o proibire per legge pratiche religiose, nell'ovvia improbabilità di modificare pure le corrispondenti credenze personali, non fa che accrescere quei risentimenti e frustrazioni che si manifestano poi sulla scena pubblica, come conflitti".
Il secondo problema, più complesso, "riguarda la connessione tra libertà religiosa e orientamento dello stato". "Fino a qualche decennio fa - ha constatato l'Arcivescovo - si faceva riferimento esplicito a strutture antropologiche generalmente riconosciute come dimensioni costitutive dell'esperienza religiosa: la nascita, il matrimonio, la generazione, l'educazione, la morte". Oggi, invece si sta affermando un modello alla cui base c'è "l'idea di in-differenza, definita come neutralità delle istituzioni rispetto al fenomeno religioso". Una concezione "ormai assai diffusa nelle cultura giuridica e politica europea, in cui, però, le categorie di libertà religiosa e della cosiddetta 'neutralità' dello stato sono andate sempre più sovrapponendosi, finendo così per confondersi". Nei fatti, dunque, "ha finito per diventare un modello maldisposto verso il fenomeno religioso".
"Oggi - ha richiamato il card. Scola - nelle società civili occidentali, le divisioni più profonde sono quelle tra fenomeno secolarista e fenomeno religioso e non, come spesso invece erroneamente si pensa, tra credenti di diverse fedi". Travisando questo dato, "la giusta e necessaria aconfessionalità ha finito per dissimulare, sotto l'idea di 'neutralità', il sostegno dello stato ad una visione del mondo che poggia sull'idea secolare e senza Dio". Ma così lo stato cosiddetto neutrale "lungi dall'essere tale fa propria una specifica cultura, quella secolarista, che attraverso la legislazione diviene una cultura dominante e finisce per esercitare un potere negativo nei confronti delle altre identità, soprattutto quelle religiose".
Come ovviare a questo stato di cose? "Ripensando il tema della aconfessionalità dello stato nel quadro di un rinnovato pensiero della libertà religiosa è necessario uno stato che, senza far propria una specifica visione, non interpreti la sua aconfessionalità come 'distacco', ma che apra spazi in cui ciascun soggetto personale e sociale possa portare il proprio contributo all'edificazione del bene comune".

mons. Gilberto Donnini