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Articolo 11/11/2012
Si conclude il Sinodo dei Vescovi che ha avuto come tema la nuova evangelizzazione che è entrata in quest'aula austera come una viandante che, dopo un lungo cammino, ritorna per qualche tempo nella sua casa certa di ritrovare un affetto che non viene meno con il tempo. Si è seduta, la nuova evangelizzazione, accanto al Papa, ai padri sinodali, ai delegati fraterni, agli uditori e alle auditrici, a tutti coloro che sono stati presenti in aula.
Ha ascoltato con attenzione ciò che di lei si è detto nella grande assemblea così come in mille altri luoghi sparsi per il mondo che un filo invisibile ha unito all'aula sinodale. Ha preso nota di tutto con il volto talvolta pensoso e talvolta preoccupato. Però sempre sereno perché sapeva, la nuova evangelizzazione, che tutti il quell'aula e in mille altri luoghi vogliono camminare con lei sulle strade del mondo. E lei, ascoltando, ha pensato al passo necessario per questo cammino, il passo lieve e sicuro del messaggero che conosce la bellezza della notizia che gli è stata affidata e non vede l'ora di comunicarla.
Ha saputo e sa che l'attende anche l'indifferenza: non la teme, l'aveva già incontrata sulla piazza del mercato di cui si narra nel Vangelo, quando al suono del suo zufolo nessuno voleva danzare, nessuno voleva ascoltare il suo messaggio. Non si era fermata allora, non si fermerà oggi perché, andando oltre le chiacchiere e il frastuono, leggeva allora e legge oggi in ogni persona umana il desiderio insopprimibile di una felicità che non passa.
Ecco perché la nuova evangelizzazione ama stare con coloro che oggi cercano questa felicità, coloro che la mentalità corrente ritiene sognatori, inconcludenti e perfino folli. Ama stare soprattutto con gli umili e coi semplici, con quanti si lascino sorprendere da una Presenza per essere poi pronti a sorprendere altri, comunicando questa Presenza con il linguaggio della loro vita.
Non ricorre ad effetti speciali perché sa che nella ricerca di ciò che rende bella e buona la vita non servono accorgimenti artificiali: e così si esprime con pensieri, parole e gesti semplici e trasparenti.
Forse per questo motivo la nuova evangelizzazione preferisce un'altra definizione di se stessa perché - senza volerlo - quella dei discorsi e dei documenti l'appesantisce un po', la tiene un po' distante dal parlare della gente e dal linguaggio familiare.
Comunque non è preoccupata per una piccola questione formale, perché sa che parlando di lei nessuno la riduce ad una astrattezza, ad una teoria, ad un concetto. Sa che con quella definizione un po' tecnica si intende un lieto annuncio nell'oggi dell'uomo, un annuncio che è Pensiero, Parola, Volto. Sa che in questa rinnovata comunicazione può contare soprattutto sulla piccolezza, sulla fragilità delle famiglie e delle comunità cristiane, sulla fatica e sulla speranza di un popolo in cammino nell'asprezza della cronaca e della storia.
Sabato 11 ottobre la nuova evangelizzazione era con la fiaccola accesa in piazza S. Pietro, era piena di gioia nel riascoltare dopo 50 anni le parole di Papa Giovanni: "tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa". La nuova evangelizzazione non può vivere senza affetto e ora, dall'aula sinodale, torna nei mille luoghi sparsi nel mondo, torna con il suo zufolo sulla piazza del mercato.
mons. Gilberto Donnini