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Articolo 01/07/2012

UNA NUOVA DIREZIONE


Domenica scorsa ricorreva la festa della Natività di Giovanni Battista (posticipata al lunedì in diocesi) e questo ci suggerisce qualche riflessione. Nella storia del popolo di Israele si sono susseguite vicende (liete o tristi) all'insegna del "niente è impossibile a Dio". E questo dice che, negli eventi che scandiscono l'esistenza, se è assolutamente importante l'agire della persona, lo è altrettanto l'agire di Dio.
Giovanni vive in una posizione inedita: nasce in una famiglia il cui padre Zaccaria, marito di Elisabetta cugina di Maria, era sacerdote e, quindi, viene educato come ebreo credente. Ma si ritrova ad annunciare la fine di un'epoca - la sua - perché se ne sta aprendo un'altra, quella di Gesù di Nazaret. E forse la realtà è ancora più profonda: tutti gli eventi prodigiosi che accompagnano la sua nascita, guardano al mistero dell'incarnazione del Figlio di Dio.
Quindi Giovanni, che già con il nome ("il Signore fa grazia"), preannuncia il compito della vita, non chiude solo un'era ma ne apre un'altra all'accoglienza di quello che Dio stava preparando.
Non siamo soli a far fatica nell'accettare uno scenario così nuovo e grandioso: anche suo padre Zaccaria non solo resta scosso, ma è così dubbioso che gli viene tolta la parola, finchè non riconosce la grandezza dell'avvenimento che ha investito la sua casa e, attraverso il figlio, l'umanità intera.
Figlio di cui non ha scelto il nome, come era suo diritto, ma ha accettato un nome che viene da Dio. E questo consente alla forza dello Spirito di sciogliere il nodo che lo rendeva muto.
Anche Giovanni non resterà muto, saprà riconoscere nell'uomo che gli si presenta davanti sulle rive del Giordano quel Cristo di Dio in vista del quale egli era nato e che gli farà il migliore elogio che si ricordi: "Egli è colui del quale sta scritto: ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la via. In verità io vi dico: fra i nati di donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista, ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui". Tanto da essere l'unico santo di cui la liturgia festeggia la nascita.
Giovanni ha compiuto quello che gli era stato consegnato? Fino al momento del battesimo di Gesù la sua vita è spesa da predicatore, da profeta che invita a scuotersi dal torpore e che annuncia le vie di Dio chiamando la gente a prepararsi con gesti di penitenza. Ma gli sarà chiesto anche un altro passo, quello di precedere Gesù anche nella morte violenta: giocare la vita per testimoniare con il sangue la verità.
Di fronte alla vita di Giovanni, la nostra quale valore può avere? Se è il più grande tra i nati di donna, noi nati da donna quale posto possiamo occupare? Si può pensare a una grandezza simile, o almeno vicina, alla sua?
Ma non sono queste le domande giuste: Gesù non ci apre solo lo spazio sulla terra, addita anche e soprattutto il regno dei cieli; e allora, magari piccoli, una volta che ci saremo arrivati anche noi godremo della sua grandezza, avendo riconosciuto in Gesù il Figlio di Dio, il Salvatore. Perché, ancora una volta, nulla è impossibile a Dio.

mons. Gilberto Donnini