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Articolo 22/04/2012

ANDIAMO AVANTI


"Nella gioia del Signore Risorto, fiduciosi nel suo aiuto permanente, andiamo avanti". Così, appena eletto, Benedetto XVI si rivolgeva ai romani e al mondo. E così si può dire oggi, festeggiando il suo compleanno, la sua elezione a Papa e l'inizio del suo ministero.
In queste parole semplici c'è anche, forse, la linea del suo pontificato, giunto ormai alla fine del settimo anno. Anni accelerati nella Chiesa e in un mondo globalizzato ma anche altrettanto disorientato. E proprio a questo disorientamento, aggravato dalla crisi e dall'incertezza, Benedetto XVI ha riproposto gli elementi fondamentali. Ha parlato in termini accorati all'Occidente e alle Chiese del paesi occidentali, ma ha guardato costantemente anche alle Chiese più giovani ed esuberanti, ai popoli dell'Africa, dell'America centrale e meridionale e anche dell'Asia.
Il 19 aprile 2005 si era definito "un umile lavoratore nella vigna del Signore": in realtà, era conscio di un lavoro immane e già allora lo aveva indirizzato secondo tre linee che risalteranno anche quest'anno.
La prima è quella del Concilio, allora il 40° dalla conclusione, oggi il 50° dall'inizio: sono tanti anni, lo spazio di due generazioni. Ed è giusto, da una parte, vedere l'avvenimento nella sua corretta prospettiva storica, dall'altra raccoglierne e proiettarne avanti le linee. La forza propulsiva del Vaticano II, come il Papa ha spiegato in tante occasioni, è proprio la spinta all'evangelizzazione in un mondo "moderno" e oggi, più confusamente, "post moderno".
Ecco, quindi, il significato dell'impegno per la "nuova evangelizzazione", che Benedetto XVI rilancia e su cui si gioca la continuità tra i Papi del dopo Concilio. Di essa Paolo VI ha dato, nella "Evangeli Nuntiandi", la linea e Giovanni Paolo II ha testimoniato per essa "una Chiesa coraggiosa, più libera, più giovane". Ci sono qui anche i temi della presenza nel mondo, della laicità, del dialogo tra le culture sui quali Benedetto XVI ha proposto un importante magistero.
Poche settimane fa aveva chiesto ai cardinali di pregare "affinché possa sempre offrire al popolo di Dio la testimonianza della dottrina sicura e reggere con mite fermezza il timone della Chiesa". Ecco, allora, la terza e decisiva linea che il Papa propone alla Chiesa e al mondo: la questione della fede e, in concreto, l'anno della fede. Il 5 aprile, nella Messa Crismale, ha affrontato con semplicità e chiarezza, secondo quella linea che lo pone in continuità con i Padri della Chiesa di cui è profondo conoscitore, il tema dell'unità nella Chiesa e della fede. E ha rilanciato "la dinamica del vero rinnovamento", con riferimento alla vicenda post-conciliare, come risposta, da una parte, agli "appelli alla disobbedienza", e dall'altro, "all'analfabetismo religioso che si diffonde in mezzo ad una società così intelligente".
Un programma chiarissimo, che ha il suo fondamento nella "conformazione a Cristo", da svolgere con fiduciosa determinazione.

mons. Gilberto Donnini