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Articolo 11/12/2011
Si intitola "Crisi e travaglio all'inizio del terzo millennio" il primo discorso alla città di Milano del card. Scola in occasione della festa di S. Ambrogio.
Innanzitutto occorre recuperare l'uomo: "Secondo molti esperti - ha detto - la radice della cosiddetta crisi starebbe nel rovesciamento del rapporto tra sistema bancario-finanziario ed economia reale. Le banche sarebbero state spinte a dirottare molte risorse che avevano in gestione (e quindi anche il risparmio delle famiglie) verso forme di investimento di tipo puramente finanziario. Non spetta a me confermare o meno tale diagnosi. Voglio, invece, far emergere un dato che ritengo decisivo: nonostante l'ostinato tentativo di mettere tra parentesi la dimensione antropologica e etica dell'attività economico-finanziaria, in questo momento di grave prova il peso della persona e delle sue relazioni torna testardamente a farsi sentire�È giusto riconoscere che la radice patologica della crisi sta nella mancanza di fiducia e di coesione".
Per questo, ha aggiunto, "dalla crisi si esce solo insieme, ristabilendo la fiducia vicendevole�È urgente liberare la ragione economico-finanziaria dalla gabbia di una razionalità tecnocratica e individualistica di cui, con la crisi, abbiamo potuto toccare con mano i limiti". "La politica - ha aggiunto - ha bisogno di una rinnovata responsabilità creativa perché la società non può fare a meno del suo compito di impostazione e di guida." E a questa assunzione di responsabilità "deve corrispondere l'accettazione, da parte di tutti i cittadini, dei sacrifici che l'odierna situazione impone. Per sollevare la nazione è necessario il contributo di tutti come succede in una famiglia: soprattutto in tempi di grave emergenza ogni membro è chiamato, secondo le sue possibilità, a dare di più".
L'Arcivescovo ha poi fatto tre "rilievi di carattere culturale". Innanzitutto, non ci si può rassegnare di fronte ad una visione in cui l'uomo sia "preoccupato esclusivamente di massimizzare il profitto". In secondo luogo, condanna la perniciosa rinuncia "a far emergere la valenza antropologica ed etica necessaria per affrontare i contenuti concreti dell'azione sociale, politica ed economica". In questo contesto, anche la Dottrina sociale della Chiesa "ha rischiato di essere considerata più come una premessa di pie intenzioni che come un quadro organico e incisivo di riferimento".
Infine, "neppure la combinazione di congiunture tanto sfavorevoli avrebbe condotto all'odierna crisi economico-finanziaria se essa non avesse potuto attecchire sul terreno di una irresponsabilità diffusa: quella che spinge a spendere sistematicamente per i propri consumi ciò che non si è ancora guadagnato�Tutto questo impone un radicale mutamento degli stili di vita, tanto più che non sarà possibile e non è neppure auspicabile ritornare al modo di vivere precedente alla crisi".
In conclusione, di fronte alle difficoltà, il card. Scola ha annunciato che all'inizio del nuovo anno saranno pronte "le nuove linee per dare continuità e sviluppo all'importante progetto del Fondo Famiglia e Lavoro, tenacemente perseguito dal mio predecessore, il card. Dionigi Tettamanzi".
mons. Gilberto Donnini