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Articolo 18/09/2011
La scorsa settimana è cominciato il nuovo anno scolastico in uno scenario complessivo molto preoccupante per la società italiana. Siamo ormai da tempo nel mezzo di una profonda crisi economica ed occupazionale aggravata da un clima di sfiducia nelle istituzioni e nella classe politica, cioè di quelle persone che dovrebbero essere le prime a fare qualcosa per costruire la città, per immaginare il futuro e determinare le condizioni per la sua realizzazione.
La scuola che comincia porta con sé una serie di suggestioni anche contrapposte: da una parte il richiamo rassicurante della realtà che va avanti - nonostante la crisi e la sfiducia si può ricominciare - ma, nello stesso tempo, si può avvertire un senso di stanchezza e di rassegnazione che rasenta quasi l'indifferenza: tornano a suonare le campanelle, come sempre, ma come un atto dovuto e per di più con minor fiducia in una scuola in cui si notano contestazioni, tagli e polemiche. Sembra che si vada avanti per forza di inerzia.
Ma, accanto a queste suggestioni contrapposte, ci sono i volti e le speranze di chi nella scuola è direttamente coinvolto, a cominciare dai ragazzi e per finire agli adulti, genitori ed insegnanti. In tante case, il "rito" di inizio della scuola diventa ancora occasione di emozione, di un po' di timore ma anche di entusiasmo. Si può leggere tutto questo negli occhi di chi si avvia per la prima volta verso un banco di scuola, di chi accompagna per mano i figli piccoli o saluta quelli più grandi nascondendo a malapena apprensioni e speranze alle quali, in realtà, non si fa mai l'abitudine. Lo si legge anche negli occhi e negli atteggiamenti di adolescenti che rientrano nei banchi e nei gesti quotidiani, alla ricerca di relazioni che li facciano sentire vivi: amici che li riconoscano, adulti con cui confrontarsi, magari a volte drammaticamente, ma che da cui si aspettano un senso e una speranza.
Lo si legge - e non è cosa da poco - anche negli occhi di tanti insegnanti, nuovi e di lungo corso, ai quali non manca la consapevolezza di dedicarsi ad un compito non solo difficile, ma a volte anche tanto sottovalutato.
C'è, dunque, molto di più dell'abitudine nell'inizio dell'anno scolastico. E questo può dire qualcosa anche all'Italia di oggi, così affaticata. Rilancia passione ed entusiasmo: c'è un futuro da costruire per i ragazzi ed i giovani, ci sono ambienti ed energie positive da mettere in moto. Le difficoltà - e il mondo della scuola ne conosce tante - non fermano il bisogno e la voglia di nuovi inizi, anche fra contestazioni e proteste. Nuovi inizi, consapevolezze e speranze che possono dare significato anche a tutta la società.
mons. Gilberto Donnini