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Articolo 19/06/2011
Da tempo, voci autorevoli denunciano la crisi della vita di fede che si sta verificando in tanti paesi di tradizione cristiana. Nell'inchiesta - addirittura degli anni '40 - "Francia terra di missione", studiando la fascia operaia , si notava che la fede era ancora sviluppata ma, in realtà, in modo superficiale e si intuiva che la missione ormai non fosse una cosa da farsi in paesi lontani, ma in casa.
Il Concilio sentì l'urgenza di annunciare il vangelo in modo più adatto ma senza venir meno al deposito della fede; Giovanni Paolo II ha dedicato tutte le sue energie all'evangelizzazione, specialmente attraverso i viaggi apostolici in tutto il mondo. E Benedetto XVI ha voluto uno speciale organismo pontificio per la promozione della nuova evangelizzazione.
La necessità dello slancio missionario in Occidente è diventata sempre più chiara, considerando le mutate condizioni di vita che presentano una vera e propria crisi di fede. Quali sono i segni? Ne ha parlato il Papa, ricevendo i membri del nuovo organismo: l'esclusione di Dio dalla vita delle persone, una indifferenza generale nei confronti della fede cristiana, la frammentarietà dei riferimenti culturali, una visione della vita, in qualche credente, in evidente contrasto con la fede e la morale cristiana. Si potrebbe anche aggiungere il tentativo di ridurre la Chiesa ad una associazione di privati, senza alcun pubblico rilievo.
Potrebbe subentrare, quindi la tentazione della sfiducia, ma non è lecito alcun pessimismo e alcun rimpianto. Già il Concilio ricordava che i tempi cambiano e sarebbe un errore non riconoscere anche qualche segno positivo dell'epoca presente (ad esempio le innovazioni tecnologiche, la diffusa consapevolezza della libertà e dignità della persona umana).
La Chiesa, pur non essendo del mondo, vive nel mondo e chi segue Gesù si sforza innanzitutto di farsi, come lui, solidale con tutti: il Papa invita non ad opporsi alla modernità , ma a sviluppare la capacità di "assumere tutto ciò che di buono vi è nella modernità". Ma perché è necessaria una "nuova" evangelizzazione? Evidentemente, non si tratta di modificare i contenuti del Vangelo per renderli più accettabili oggi. E neanche si può pensare che la Chiesa abbia perso la spinta iniziale: lo Spirito Santo che spinse gli apostoli "ad aprire le porte del Cenacolo - ha ribadito Benedetto XVI - facendoli evangelizzatori, è lo stesso Spirito che muove la Chiesa per un rinnovato annuncio di speranza agli uomini del nostro tempo". La missione non è mutata e non si è esaurita la grazia che accompagna l'annuncio.
La novità è data, invece, dal fatto che "annunciare Gesù Cristo unico Salvatore del mondo, oggi appare più complesso che nel passato" a causa degli elementi critici ricordati. Si tratta di rispondere all'esigenza di un rinnovato modo di annunciare rivolto a coloro che vivono in un contesto segnato fortemente dalla secolarizzazione. Se si guarda ad alcune parti dell'Europa si ha l'impressione di trovarsi in zone colpite dalla desertificazione, è vero, ma non è pensabile di ritirarsi altrove. Il campo di lavoro è lì, lì occorre intensificare l'azione missionaria per adempiere oggi al comando del Signore.
mons. Gilberto Donnini