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Articolo 20/02/2011
La notizia della beatificazione di Giovanni Paolo II è stata accolta, in tutto il mondo, con entusiasmo e si prevede una partecipazione di massa all'evento. Certo, c'è chi si chiede: come mai così in fretta? Cedimento al "santo subito" della massa? Non si rischia di canonizzare, insieme al santo, anche tutte le sue visioni ecclesiali, politiche, sociali, legate comunque ad un particolare contesto storico?
Sta di fatto che il 1° maggio Giovanni Paolo II verrà beatificato proprio nella domenica dedicata alla divina misericordia e la coincidenza mette in risalto un tratto tipico della santità del papa polacco. La profonda sintonia con Dio e con il mondo, coltivata da Giovanni Paolo II, gli aveva rivelato la divina misericordia come un criterio per interpretare il mondo di oggi, caratterizzato dalla malvagità umana delle due guerre mondiali, dai sistemi oppressivi (comunismo, nazismo, fascismo), dalla distanza sempre crescente tra ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri, dall'insicurezza e la paura legate al terrorismo, dal venir meno del senso e del rispetto della vita.
Nel frattempo, come reazione, la cultura moderna ha sviluppato il senso della tolleranza, della compassione e il consenso. Tuttavia, la tolleranza si è rivelata presto insufficiente a regolare i rapporti umani, soprattutto perché abbiamo perso il riferimento fondamentale di cosa è giusto e di cosa è sbagliato, di ciò che è bene e di ciò che è male. Così la tolleranza è diventata permissivismo e ci ha portati ad essere, nella nostra vita personale e sociale, tolleranti solo verso ciò che i nostri pregiudizi ci impongono.
Della compassione abbiamo cominciato a diffidare fin dal momento in cui la ricerca della giustizia si è persa nelle pieghe della strategia del caso pietoso.
Il potere, oggi, viene esercitato non in base alla verità, ad un riferimento universale accolto da tutti, ma al consenso: nel prendere una decisione non ci si chiede se le opinioni sono vere, costruttive per la persona, ma ci si limita a contarle.
Giovanni Paolo II ha compreso che, in questo contesto culturale, il contributo dei cristiani è quello di far risplendere il valore sociale della misericordia che non è permissività né perdono a buon mercato, ma piuttosto indignazione verso il male e tutte le sue forme che deriva da un forte amore quando ci si trova di fronte alla miseria umana. È qualcos'altro: è amare sinceramente colui che sbaglia, è un amore che mette in moto la giustizia, la solidarietà, le strutture sociali e cambia le cose.
La beatificazione di Giovanni Paolo II propone, però, anche un'altra sua grande intuizione: ha considerato il movimento "Solidarnosc" non solo come un movimento sociale e politico, capace di mettere in crisi il regime comunista, ma soprattutto come idea chiave per una riflessione sulle basi di una società nuova, non più fondata sulla diffidenza reciproca, sulla lotta di classe ma sulla solidarietà. A trent'anni di distanza stiamo attraversando una crisi economico-finanziaria a livello mondiale che ha ancora le sue radici in questa mancanza di fiducia, di riconoscimento e valorizzazione reciproca, di tutte le fasce sociali e di tutti i popoli della terra.
mons. Gilberto Donnini