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Articolo 05/12/2010
Il massacro di cristiani nella chiesa di Bagdad e la serie di attentati e minacce che i seguaci di Cristo subiscono continuamente in tante parti del mondo, sono la conferma dolorosa che, ormai da diversi decenni, stiamo assistendo ad un'ondata di martiri che non si è più registrata a partire dal 313 quando, con l'editto di Milano, l'imperatore Costantino riconobbe ai cristiani la possibilità di professare liberamente la propria religione.
Oltretutto un'ondata di martiri che avviene in una grande trasparenza, come ricordava Giovanni Paolo II nella lettera Tertio millennio adveniente: "Il martirio ha di nuovo oggi la sua epifania tramite testimoni eloquenti, conosciuti, ma anche tramite 'militi ignoti della grande causa di Dio'. Sì, al termine del secondo millennio la chiesa è diventata nuovamente chiesa di martiri, e la testimonianza resa a Cristo sino allo spargimento del sangue è diventata patrimonio comune di cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti…L'ecumenismo dei santi, dei martiri è forse il più convincente. La communio sanctorum parla con voce più alta dei fattori di divisione".
Nella storia della Chiesa ci sono stati molti martiri e, quindi, molte forme di martirio: la forma originaria che fa riferimento al primo martire Stefano, che ricorderemo subito dopo Natale, ha messo in evidenza il cristiano che muore per il suo Signore, condividendo la sua passione di fronte al potere politico e alla civiltà pagana e dando una pubblica professione di fede.
Oggi, se guardiamo all'esperienza dei martiri contemporanei, vediamo alcune differenze. Innanzitutto la morte dei cristiani a causa della loro fede decretata da tribunali è limitata a casi rari: vere e proprie persecuzioni "legali" e sistematiche contro comunità cristiane non sono state dichiarate, anche se in realtà sono avvenute sotto altro nome (cfr. nazismo e comunismo, ad esempio), ma si colloca nello stillicidio degli eventi di cronaca "ordinaria". Inoltre, oggi il martirio è diventato più anonimo, un fatto che non tocca soltanto alcuni testimoni visibili, ma spesso semplici cristiani "oscuri testimoni della speranza".
Ma il martirio resta comunque la realizzazione più perfetta della testimonianza, gesto capace di interpellare l'uomo di oggi: forse appare meno come cammino di perfezione individuale e più come espressione di un martirio di chiesa, della testimonianza resa da comunità di persone semplici, pronte a morire solo per il desiderio di voler continuare a vivere e pregare come cristiani. E questa caratteristica di quotidianità, esalta la qualità: non sono solo casi isolati, ma un martirio di popolo.
Ma il martire con il suo gesto diventa anche giudizio, non solo per il mondo ma anche per i cristiani e per tutta la chiesa: il martirio di ieri era per la chiesa esempio e dono, oggi è anche giudizio perché forse noi, le nostre comunità oggi testimoni lo siamo troppo poco.
mons. Gilberto Donnini