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Articolo 24/10/2010
"Auspico che la ricerca del bene comune costituisca sempre il riferimento sicuro per l'impegno dei cattolici nell'azione sociale e politica": a conclusione della 46° settimana sociale, il Papa ha sottolineato autorevolmente il cuore del discorso che si è svolto a Reggio Calabria. La speranza è fondata innanzitutto su una nuova declinazione dell'impegno per il bene comune, punto di riferimento certo della dottrina sociale della Chiesa.
E, in questo senso, nella Settimana sociale si è cominciato a scrivere un capitolo molto importante dell'impegno educativo della Chiesa italiana che costituisce l'itinerario per il prossimo decennio. Si è messa a fuoco la politica, nei suoi limiti e nelle sue potenzialità, si è cominciato a delineare il cammino per attuare l'invito del Papa e del Presidente della CEI per una nuova generazione di cattolici formati adeguatamente e protagonisti della vita sociale e politica. È un appello che punta soprattutto sui giovani e chiede un preciso investimento.
Si tratta di un traguardo che ha come presupposto un ampio respiro di Chiesa. Al di là delle vicende della cronaca politica (sempre così incerte e mutevoli), sta crescendo una questione di fondo, per l'Italia e per l'Europa, riguardo al futuro dei prossimi anni. Si parla molto di "transizione", nell'incertezza di quelli che saranno i suoi esiti e, in questo quadro, l'Italia deve rilanciare il proprio ruolo di protagonista, nella consapevolezza che oggi niente è più scontato in un mondo globalizzato.
Non è un caso che i lavori di Reggio Calabria non abbiano avuto una eco significativa nei media e nel dibattito pubblico, che pure avrebbe tanto bisogno di contenuti. Evidentemente, non c'era una "notizia" di immediato clamore politico, nel senso così limitato degli schieramenti in campo. Perché non fa "notizia" un evento che, invece, è di grande importanza: diverse centinaia di persone autorevoli, provenienti da tutta Italia, che prendono la parola illustrando concretamente la prospettiva del "bene comune" e sono pronti a diffonderla in tutto il paese.
C'è, ormai chiara, la consapevolezza di un passaggio, della necessità di misurarsi con una nuova fase, espressa dai ripetuti interventi del Papa e dei vescovi italiani: si tratta di un impegno che non può che essere ecclesiale (cioè di tutti i soggetti) e corale e, per questa strada, offrire un contributo a tutto il paese. Oggi è necessario riflettere e investire, con la consapevolezza - sottolineata dal Presidente della CEI - che la radice della speranza resta proprio e sempre ripartire da Dio.
mons. Gilberto Donnini