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Articolo 19/09/2010
Siamo chiamati a "produrre un nuovo pensiero", a "esprimere nuove energie", intraprendere un "discernimento" caratterizzato da "realismo", a immaginare "soluzioni nuove". Sono espressioni contenute nella "Caritas in veritate" e poste - non a caso - nel documento preparatorio della 46° Settimana Sociale.
"Produrre un nuovo pensiero", proprio in ragione della turbolenza politica e mediatica nella quale ci troviamo, è un impegno da attuare anche sul piano dell'informazione. Tra il non dire - che è altro rispetto al silenzio - e il lasciarsi trascinare nel vortice delle parole in libertà un'alternativa è possibile, anzi doverosa..
È la fiducia nell'intelligenza e il buon senso delle persone, che tengono insieme e fanno crescere il paese, a incoraggiare percorsi alternativi a quelli che oggi sembrano vincenti (almeno secondo le statistiche). Merita rispetto tanta gente semplice, seria che in una quotidianità operosa, non priva di difficoltà e problemi, si attende anche dagli strumenti della comunicazione sociale un aiuto nella ricerca della verità e nella costruzione del bene comune: è proprio di fronte a polemiche, grida scomposte e show di cattivo gusto, che cresce l'esigenza di "un nuovo pensiero", senza uscire dalla cronaca, dalla storia e dal mondo.
A condurre questo movimento interiore è l'etica che rimanda al primato della coscienza, alle sue radici più profonde, alla sua resistenza di fronte a pressioni e condizionamenti. È la coscienza retta a innalzare lo sguardo, a cercare strade alternative a quelle offerte dal provvisorio e dall'apparenza. È sempre questa coscienza a chiedere che, oltre la denuncia del male, si indichi o almeno si tratteggi la direzione verso il bene. È ancora questa coscienza a chiedere ai media non l'incentivo a schierarsi da una parte o dall'altra, ma uno stimolo a pensare, valutare e decidere con equilibrio e saggezza.
Un passo che chiede a tutti un supplemento di competenza, di sensibilità, di capacità di lettura dei segni dei tempi. E tutto questo vale ancor più per chi opera nel campo della comunicazione: non si può restar fermi al mettere al centro se stessi mentre la vita, i problemi e la speranza sono altrove. Un impegno non di poco conto, ma è la gente a chiederlo: per rendersene conto basta stare sulle strade, nella case, nei supermercati, negli ospedali, nelle scuole, nei luoghi di lavoro e di incontro.
Qualcuno ha delle risposte: il Vangelo ha parole chiare e di estrema attualità su conformismo e non conformismo e, alla loro luce, la Chiesa italiana sta indicando due percorsi che si pongono nella prospettiva di un "pensiero nuovo": l'impegno educativo con gli Orientamenti pastorali per il decennio in corso, e l'impegno per la città con la Settimana Sociale dedicata alla speranza, al futuro, alle nuove generazioni.ù
C'è, in questa scelta, un dono di fiducia, di progetto, di cultura e anche per i media si presenta l'occasione per cercare nuove strade, nuovi linguaggi, nuove immagini per raccontare la realtà, per camminare con la gente che, non avendo mai smesso di pensare, sa distinguere la ricerca della verità e del bene comune, dalla ricerca di qualcosa d'altro.
mons. Gilberto Donnini