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Articolo 05/09/2010
Uno sguardo costruttivo sul matrimonio e la famiglia è quello offerto dal card. Bagnasco alla fine di agosto in occasione della festa della Madonna della Guardia, dove l'arcivescovo di Genova ha ripresentato il percorso naturale dell'amore umano.
Lo ha fatto perché matrimonio e famiglia sono un bene per la società: il mondo potrà guardare con fiducia al futuro "finchè un uomo e una donna uniranno le loro vite per sempre nel vincolo del matrimonio". Ascoltando queste parole, sembra assai strano che oggi si giochi a minare e screditare quella cellula fondamentale che è la famiglia. Cosa si pensa di guadagnare? Quale futuro si vuole preparare?
Impressiona, soprattutto, che la Chiesa sia praticamente l'unica a promuovere e difendere la famiglia in tutti i suoi aspetti: capita raramente di ascoltare, nella società, apprezzamenti per il matrimonio fedele ed aperto alla vita. Il contesto attuale non aiuta la scelta fedele e responsabile dell'uomo e della donna: si teorizzano nuovi diritti - mai doveri - individuali e si presenta la vita come un qualcosa senza capo né coda da spremere il più possibile.
Si tratta di una musica - l'ha definita così il cardinale - che viene continuamente suonata: "La vita è solo tua; dopo la morte non c'è nulla; godi il più possibile e approfitta di tutto senza scrupoli; fai quello che ti senti di fare, lasciati guidare dalle sensazioni". Questa musica la suonano tanti organi di informazione, la propongono presunti autorevoli maestri e talvolta, purtroppo, viene rilanciata nelle sedi dove si programma la vita dei cittadini. La Chiesa è pressoché l'unica voce fuori dal coro, ma sa di rispondere alle vere attese di uomini e donne del nostro tempo e per questo si trova talvolta ad esercitare, un ruolo anche sociale.
Richiama la responsabilità di tutti, soprattutto di chi ha possibilità di influire sul bene comune, perché si guardi con realismo al momento presente. "Che l'Italia non goda di buona salute sul piano della natalità - ha detto il cardinale di Genova - è sotto gli occhi del mondo intero". E gli effetti negativi di questo inverno demografico sono noti a chi riflette e vuole informarsi: sul piano economico, politico, sociale, psicologico, culturale, ecclesiale.
Tra questi, il cardinale ne aggiunge uno, sul quale forse si riflette poco: quello democratico. "Sembra strano parlare di rapporto tra demografia e democrazia, ma bisogna tuttavia riconoscere che l'equilibrio demografico non solo è necessario alla sopravvivenza fisica di una comunità - che senza bambini non ha futuro - ma è anche condizione per quella alleanza tra generazioni che è essenziale per una normale dialettica democratica".
La scarsità di bambini significa non solo un futuro autunnale, ma già ora crea squilibri tra le generazioni, causa una povertà educativa, non solo perché gli adulti sono sottratti al compito di educare, ma anche perché non educano più se stessi. "I ragazzi e giovani, infatti, ci costringono a metterci in discussione; ci provocano ad uscire da noi che, per età ed acciacchi, tendiamo a ripiegarci sui nostri bisogni immediati". Una società senza bambini e ragazzi, sarebbe gravemente mutilata e non potrebbe funzionare.
mons. Gilberto Donnini