edicola - articoli
Articolo 04/07/2010
Ci avviamo verso la conclusione dei campionati mondiali di calcio mentre nelle parrocchie della nostra città e di tutta la diocesi si tiene l'oratorio feriale durante il quale, insieme a tante altre attività, si svolge anche quella sportiva. I primi li vediamo tramite schermi e maxischermi, coinvolgono grandi e pagatissimi campioni alimentando sogni che poi magari svaniscono alle quattro del pomeriggio di un giorno feriale. La seconda, che non avrà grande pubblicità, coinvolge però centinaia di ragazzi e ragazze delle nostre famiglie che trovano lì l'occasione per un momento di sana attività.
Da questo confronto viene spontanea una domanda: che valore dare allo sport? Perché esercitare una attività sportiva? Lo sport è soltanto un passatempo o un modo per "tenersi in forma"? Oppure, nel caso di quei pochi che riescono ad emergere, è un modo per fare tanti soldi ed essere famosi?
Crediamo che, nell'attività sportiva in genere, ma specialmente in quella più attenta ai valori cristiani, ci possano essere elementi educativi che, se valorizzati, aiutano la maturazione della persona umana. Oggi sembra che specialmente i giovani siano diventati prevalentemente consumatori di immagini e di suoni e rischino di non sperimentare la necessità dell'impegno e del sacrificio per dare un senso alla propria vita. Anzi, l'eccesso di immagini virtuali e di suoni alimenta l'illusione di poter fare, di poter essere qualcuno, mentre, di fatto, è soltanto nell'impegno e nell'esercizio che ci si rende conto delle proprie possibilità.
Oggi ci troviamo in un mondo intriso di violenza gratuita e lo stesso ambiente sportivo sembra talvolta cedere alla tentazione della violenza. Ma si tratta di uscire dal mito della violenza non solo con prediche o deprecazioni, ma diffondendo valori opposti ad ogni forma di violenza che sono poi i valori che ispirano l'attività sportiva correttamente intesa e che aiutano a dare senso all'esistenza, al di là della riuscita delle singole azioni e al di là dei successi immediati.
Perché lo sport correttamente inteso è attività fatta di piccole realizzazioni, di piccoli successi, di piccole gratificazioni ottenute, però, con impegno e sacrificio che, alla fine, portano a dominare se stessi, il proprio corpo e il gioco che si sta svolgendo: piccole realizzazioni di sé che diventano contemporaneamente segno di un significato più ampio e globale della vita. Fare attività sportiva non lasciandosi affascinare dai miti del denaro e del successo e non lasciandosi trascinare sulle vie della violenza, significa, allora, comunicare il senso delle cose e della vita che passa attraverso i piccoli gesti che compiamo ma che, insieme, è più grande di essi.
E, in questo senso, capiamo le speranze che il Sinodo diocesano ripone nello sport e, in particolare, nello sport in oratorio: "La pratica sportiva può assumere una rilevante valenza pedagogica se intesa correttamente e non ridotta al fatto agonistico o a semplice riempitivo del tempo libero. Significativi elementi educativi dello sport possono essere individuati nel campo dello sviluppo psicofisico e nelle relazioni interpersonali, nei comportamenti che chiedono sacrificio di sé, lealtà, autocontrollo, perseveranza nel raggiungere l'obiettivo, nella gratuità e nel disinteresse di chi coglie nello sport un'occasione per migliorare sé e gli altri".
mons. Gilberto Donnini