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Articolo 14/03/2010
Dal 10 aprile al 23 maggio si terrà a Torino l'esposizione della Sindone, cioè quel telo le cui origini risalgono ai tempi di Gesù e nel quale è stato avvolto un uomo crocifisso che reca sul suo corpo - e ne ha lasciato sul telo le tracce - i segni corrispondenti alla Passione del Signore.
Una reliquia su cui si è studiato e discusso molto per capire se era effettivamente "quel" telo che ha avvolto il corpo del Crocifisso dopo la morte, ma che conserva ancora oggi, insieme al suo mistero anche il suo fascino: qualche centinaio di varesini si è già prenotato per vederla e crediamo che anche altri lo faranno, occupando gli ultimi posti a disposizione presso l'Ufficio Pellegrinaggi della Basilica.
In preparazione alla visita è stato anche organizzato nella prossima settimana, giovedì 18 marzo alle ore 21 presso il Collegio De Filippi, un momento di presentazione e di riflessione dal titolo "Sindone e scienza medica".
Ma al di là del rilievo mediatico che avrà indubbiamente l'avvenimento e della grande massa di persone che, si prevede, affluirà a Torino, non sembra inutile - soprattutto nel periodo di Quaresima - richiamare l'attenzione su questo documento che si ricollega alla passione, morte e resurrezione del Signore: il pilastro centrale della fede cristiana.
Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare (Gv 19,5): tutto prende avvio da questa frase. La menzogna gratuita, la condanna ingiusta, l'ipocrisia di chi stipula una momentanea alleanza col nemico per usare di una autorità (pur consapevole di condannare un innocente) e sbarazzarsi di un personaggio scomodo. Gli amici spariscono all'istante, la macchina della morte si mette in moto fino all'esito della morte in croce.
È questa la storia che ha segnato un millennio, perché l'inchiesta più viva che mai su un cadavere mai trovato ed irreperibile, si snoda attorno ad una reliquia di stoffa lunga quattro metri e trentasette, larga un metro e undici che reca l'immagine di un uomo alto un metro e ottanta, segnato dalle ferite della crocifissione. E i segni sono proprio quelli riportati dai Vangeli: i solchi lasciati dai flagelli, le tracce di sangue in corrispondenza dei fori aperti dai chiodi sono chiaramente visibili.
Il telo arrivato a noi attraverso i secoli, rimane una discussione sempre aperta tra coloro che pensano che potrebbe trattarsi del lenzuolo che ha avvolto il corpo di Gesù e coloro che rifiutano in modo aprioristico l'autenticità sella Sindone. L'incontro di giovedì prossimo non darà certamente risposte risolutive, che naturalmente nessuno può dare, però pone, come sempre, di fronte a domande inquietanti che comunque chiedono una risposta.
Certo, la nostra fede non ha bisogno di prove materiali: abbiamo conosciuto Gesù e la sua vicenda attraverso testimoni attendibili e in lui abbiamo riconosciuto l'amore di Dio che vuole incontrarsi con noi, motivo per tutti di fiducia e di speranza. L'Uomo della Sindone, tuttavia, ci interpella con la sua inquietante presenza e ci sollecita - e la nuova ostensione giunge opportuna - ad approfondire la nostra riflessione.
mons. Gilberto Donnini