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Articolo 14/02/2010
"Vorrei che questa stagione contribuisse a far sorgere una generazione nuova di italiani e di cattolici che, pur nel travaglio della cultura odierna e attrezzandosi a stare sensatamente dentro ad essa, sentono la cosa pubblica come importante ed alta, in quanto capace di segnare il destino di tutti, e per essa sono disposti a dare il meglio dei loro pensieri, dei loro progetti e dei loro giorni".
Sono parole del presidente della CEI card. Bagnasco ma sono anche il "sogno" di giovani che, in un clima confuso in cui si incrociano accuse e sospetti, cercano uno spazio per pensare ed agire politicamente. Ce ne sono negli enti locali, nelle diverse espressioni della società civile, auspichiamo che ce ne siano - motivati dalla ricerca del bene comune - nelle liste dei candidati delle prossime elezioni amministrative.
Forse non c'è ancora l'energia sufficiente per vincere la conflittualità e la mediocrità, ma è presente in molti il desiderio di migliorare la realtà in cui vivono. I giovani non temono di dare il meglio di sé quando si prospettano mete alte e si condivide con loro la fatica della salita; non mancano di coraggio come testimoniano nella lotta contro la mafia. Perché, allora, dovrebbero sottrarsi ed arretrare di fronte all'impegno politico se questo viene proposto e vissuto come un amore alla città che non si ferma solo ai cuori stampati sulle magliette?
Anche, e soprattutto, nella comunità cristiana è forse arrivato il momento di riconsiderare queste presenze, di sostenerle culturalmente, di incoraggiarle a misurarsi con i problemi e le attese del territorio perché principi ed ideali si traducano in scelte concrete. Certo, in un contesto complesso e in rapido movimento, l'impegno politico non è facile e si pone come autentica vocazione. Ma questa vocazione nascerà e crescerà se la cultura del dono e della gratuità vincerà quella del calcolo, del conformismo e dell'apparenza. Prenderà quota se i percorsi educativi porteranno ad avere a cuore i problemi e le attese degli altri rompendo le incrostazioni dell'indifferenza e dell'individualismo.
Le parole del card. Bagnasco sono un invito ed un appello perché si superi una lettura della situazione più partitica che politica, perché si passi dalla contrapposizione pregiudiziale alla ricerca di ciò che unisce, perché la dottrina sociale della Chiesa sia oggetto di uno studio che poi animi la vita della città. Passi che occorre compiere per non lasciare nella solitudine i giovani che hanno il "sogno" di una politica da vivere come servizio.
Da questo punto di vista vale ci sembra significativa la scuola di formazione sociale e politica per i giovani "Date a Cesare quel che è di Cesare", iniziata a Varese nel mese di ottobre per la nostra zona pastorale, che vuol essere contemporaneamente proposta e stimolo in questa direzione.
Siamo convinti che il "sogno" di tanti giovani non sia soltanto un'utopia: dice un messaggio di speranza ed una domanda di impegno ed esistono giovani che hanno compreso. Se verranno sostenuti, non tarderanno a scrivere, con la loro intelligenza ed il loro entusiasmo, un capitolo nuovo nella storia del paese.
mons. Gilberto Donnini