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Articolo 07/02/2010
Il problema del lavoro - o meglio, la mancanza o la precarietà del lavoro - continua a tener banco non solo nella nostra realtà locale dove non si esauriscono (anzi aumentano) le domande di aiuto al fondo di solidarietà istituito dall'Arcivescovo, ma anche a livello nazionale. Tant'è vero che il Papa, dopo l'Angelus di domenica scorsa, ha ritenuto opportuno un intervento su questo tema delicato che denota un malessere ancora acuto dell'economia e, soprattutto, la preoccupazione di molte famiglie.
"La crisi economica - ha esordito il Papa - sta causando la perdita di numerosi posti di lavoro, e questa situazione richiede un grande senso di responsabilità da parte di tutti: imprenditori, lavoratori, governanti". E, in sintonia con le preoccupazioni espresse dal Segretario della Conferenza Episcopale Italiana, mons. Crociata, lo scorso 29 gennaio: "Conosciamo il dramma delle famiglie che avevano un lavoro e ora si trovano per strada. Dobbiamo raccogliere questo grido, non possiamo rimanere insensibili". Benedetto XVI fa sue queste parole, dice di associarsi all'appello della CEI "che ha incoraggiato a fare tutto il possibile per tutelare e far crescere l'occupazione, assicurando un lavoro dignitoso e adeguato al sostentamento delle famiglie".
Non è la prima volta che il Papa affronta questa questione. Il 24 maggio dell'anno scorso, a Cassino, aveva detto: "So quanto sia critica la situazione di tanti operai. Esprimo la mia solidarietà a quanti vivono in una precarietà preoccupante, ai lavoratori in cassa integrazione o addirittura licenziati. La ferita della disoccupazione induca i responsabili della cosa pubblica, gli imprenditori e quanti ne hanno la possibilità a ricercare, con il contributo di tutti, valide soluzioni alla crisi occupazionale, creando nuovi posti di lavoro a salvaguardia delle famiglie." La famiglia ha bisogno di essere tutelata, e, ai giovani che "fanno fatica a trovare una degna attività lavorativa che permetta loro di costruirsi una famiglia", dice: "Non scoraggiatevi, la Chiesa non vi abbandona".
Di lavoro e occupazione aveva parlato anche il 1° marzo 2009, ai lavoratori Fiat convenuti in piazza S. Pietro "a manifestare la loro preoccupazione per il futuro di quella fabbrica e delle migliaia di persone che, direttamente o indirettamente, dipendono da essa per il loro lavoro".
Grande senso di responsabilità da parte di tutti, ricerca di valide soluzioni alla crisi occupazionale e priorità ai lavoratori e alle loro famiglie, sono le tre affermazioni (o meglio i tre impegni) che il Papa sollecita per mettere al centro la questione lavoro.
Parole che trovano una continuità nell'enciclica Deus caritas est: "La costruzione di un giusto ordinamento sociale e statale, mediante il quale a ciascuno venga dato ciò che gli spetta, è un compito fondamentale che ogni generazione deve nuovamente affrontare". Si tratta di un compito politico, ha scritto Benedetto XVI, ma anche compito umano e prioritario e la Chiesa "ha il dovere di offrire attraverso la purificazione della ragione e attraverso la formazione etica il suo contributo specifico, affinché le esigenze della giustizia diventino comprensibili e politicamente realizzabili".
Ma non solo la Chiesa: "La società più giusta non può essere opera della Chiesa, ma deve essere realizzata dalla politica. Tuttavia, l'adoperarsi per la giustizia lavorando per l'apertura dell'intelligenza e della volontà alle esigenze del bene, la interessa".
mons. Gilberto Donnini