edicola - articoli
Articolo 24/01/2010
Giovedì scorso, presso il collegio "De Filippi" si è tenuto a Varese l'ormai consueto incontro dell'Arcivescovo, con gli amministratori locali della nostra zona. Un incontro molto partecipato, nonostante la nebbia fredda e fastidiosa che quella sera incombeva su Varese e che ha preso le mosse da una domanda che il card. Tettamanzi si è posto: qual è il posto giusto dei cristiani nella politica?
La risposta che l'Arcivescovo ha dato, a sé e a tutti, è stata che il posto dei politici e degli amministratori cristiani "è la comunità cristiana stessa". Ma se questo vale per il cristiano impegnato in politica, crediamo valga per tutti coloro che rivestono delicati incarichi pubblici "l'esigenza di un legame particolarmente forte tra la gente e chi è chiamato ad occuparsi della cosa pubblica". L'impegno politico, per il cristiano ma anche per chi si mette seriamente a lavorare per il bene comune, non deve perdere di vista "l'autentica dimensione popolare: una dimensione che insegna a servire l'uomo come persona e, insieme, come comunità, con una abituale condivisione del vissuto quotidiano della gente".
Ma - secondo l'Arcivescovo - un altro elemento caratterizza l'impegno in politica: "è quello del servizio ai più poveri, alle persone più provate, agli svantaggiati, a chi vive situazioni di emergenza economica, sociale, umana, spirituale".
Ma siamo consapevoli che "per chi si impegna nella vita pubblica, l'attenzione e la dedizione ai più deboli non sono immediate e spontanee. Nascono da una chiara, paziente e specifica opera formativa. Le stesse virtù umane - peraltro necessarie - da sole non bastano per fare di una persona un buon politico, un buon amministratore locale (cristiano o meno)". "Anzitutto - ha aggiunto - non ci si può improvvisare al servizio degli altri, tanto meno in politica. Non basta - per rinnovare la politica - mettere in campo facce nuove. Occorrono persone serie, preparate, competenti…Come in ogni attività da cui dipende - e non poche volte in termini rilevanti - la qualità della vita altrui, sono richiesti preparazione, studio, competenza, professionalità, coscienza del proprio ruolo, spirito di servizio".
Una formazione che trova le linee guida all'interno della dottrina sociale della Chiesa che non vuole essere una imposizione e nemmeno un'ingerenza nell'ambito civile, ma offre "un orientamento, un sostegno al discernimento del bene comune in tempi di complessità". Un insegnamento che non sottrae alla responsabilità di fare delle scelte, ma "intende offrire criteri orientativi chiari e solidi per decidere in vista del meglio storicamente possibile o fattibile nel proprio contesto".
Un impegno politico che l'Arcivescovo non ha esitato a definire una vera e propria "vocazione", nel senso "che esso è in grado di contribuire alla piena realizzazione della propria vita". Di qui il richiamo forte diretto dal card. Tettamanzi innanzitutto ai credenti, ma anche a tutti coloro che hanno a cuore il bene della comunità: "per tutti, nessuno escluso, urge il diritto e il dovere di partecipare alla politica, sia pure con diversità e complementarietà di forme, livelli, compiti e responsabilità". Un richiamo, quindi, a farsi comunque protagonisti della politica specialmente di fronte alla tentazione della passività e del disimpegno.
mons. Gilberto Donnini