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Articolo 20/09/2009
È iniziato l'anno scolastico, i giornali sono pieni di articoli che riportano notizie e le prime impressioni di ragazzi ed insegnanti, ma questa può essere l'occasione per chiedersi quanto e come si investe sulla scuola, ma soprattutto sul nostro sistema educativo e, quindi, sul nostro futuro.
Ed è proprio in questo quadro - al di là delle discussioni politiche e dei problemi sindacali che pure esistono - che si può leggere la scelta che la Chiesa italiana ha fatto sull'educazione come tema centrale per il prossimo decennio di impegno pastorale.
Una premessa a questo percorso è rappresentata da un rapporto del comitato per il progetto culturale della Chiesa italiana edito in questi giorni. Intorno alla "sfida educativa" (come ormai viene definita) ci si propone di promuovere una consapevolezza profonda e condivisa che possa produrre ad una specie di "alleanza" (come l'ha chiamata ripetutamente il card. Tettamanzi) per l'educazione che coinvolga tutti i soggetti interessati al problema, dalla famiglia alla scuola, al mondo del lavoro, al sistema della comunicazione.
"Ci vuole l'educazione e ci vogliono maestri capaci di insegnare. Ma è difficile - si scrive - avere l'una e gli altri se non c'è un patrimonio di valori e di saperi, diciamo pure una tradizione, ritenuta degna di essere tramandata".
C'è, quindi, da riflettere sui fondamenti, ma non per un senso di nostalgia, per guardarsi indietro o per restaurare qualcosa, ma piuttosto per adeguarsi ad una situazione in rapidissima evoluzione ma piena di contraddizioni, che sembra consumare risorse più che produrre valore aggiunto in termini di senso e di sviluppo complessivo. Ad essere in gioco è il patrimonio profondo di una società: "La sostanza dell'educare non è una tecnica per produrre qualcosa in qualcuno, ma un agire per attivare la capacità di azione in altri: in questo senso un agire generatore, che suscita l'identità attiva attraverso una relazione coinvolgente e comunicativa".
Affermare la radice profondamente umana dell'educazione significa rimettere in gioco e riaffermare le strutture portanti, i fondamenti stessi, dell'esistenza dell'uomo e della donna, la capacità di entrare in relazione, il bisogno di amore, l'attitudine a capire e a valutare, la libertà. L'impegno è, tuttavia, di non arrestarsi alle dichiarazioni di principio, ma di cominciare a percorrere - trovando tutte le convergenze possibili - le strade utili perché le scelte concrete vengano compiute alla luce di questi elementi di fondo.
È quello che si propone il progetto culturale della Chiesa italiana e che il Papa Benedetto XVI invita a sviluppare ulteriormente, quando chiede di allargare gli orizzonti della nostra razionalità. È il desiderio e la speranza di suscitare le grandi questioni e, su queste, aprire, costruire spazi, occasioni, cammini, proposte di confronto e di intervento - e, poi, di possibile convergenza - con tutti.
mons. Gilberto Donnini