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Articolo 23/08/2009
"Avvertire come dovere gravissimo quello di consegnare la terra alle nuove generazioni in uno stato tale che anch'esse possano degnamente abitarla e utilmente coltivarla": è un passaggio dell'enciclica del Papa "Caritas in veritate" che richiama al dialogo - spesso fragile se non addirittura assente - tra adulti e giovani. Un tema che la stessa chiesa italiana ha posto al centro dell'impegno educativo che segnerà l'azione pastorale nel prossimo decennio.
L'enciclica non si indirizza immediatamente ai giovani, però è rivolta al futuro, ha a cuore uomini e donne che verranno o che sono venuti da poco tempo ad abitare la terra e le parole del Papa pongono domande e attendono risposte, indicano un percorso che, anche nella città, richiede un supplemento di competenza, di coraggio e di speranza. La domanda è allora: chi accompagnerà i giovani attraverso un itinerario di educazione e di formazione che - come chiede l'enciclica - ponga in maniera corretta la questione che riguarda la persona umana e la questione sociale? In quale misura, nel corso del cammino educativo, si proporrà la "Caritas in veritate" come passione per la città, per il mondo, per l'impegno sociale e politico?
In questo senso, nell'enciclica è contenuto un appello perché i cattolici ritornino alla politica come forma esigente di carità. A Cagliari, l'anno scorso a settembre, Benedetto XVI aveva detto che occorre "una nuova generazione di cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e con rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile".
Mettere in pratica questi insegnamenti è una risposta urgente. Non si tratta soltanto di rilanciare le scuole della formazione socio-politica: la sfida oggi è motivare e sostenere nei giovani la voglia, il coraggio, la competenza di mettersi al servizio della città. È dunque il tempo di approfondire il dialogo con i giovani sui grandi orizzonti che fanno parte anche dell'agire politico e per i quali vale davvero la pena di spendere la propria vita.
Questi richiami del Papa offrono l'opportunità per unire le diverse generazioni in un laboratorio in cui, dal confronto tra fede e ragione, nascano le risposte alle domande della città, soprattutto quelle che vengono dalle sue espressioni più fragili e occorre, quindi, ringraziare un Papa che indica mete alte, incoraggia a togliere le incrostazioni della mediocrità, che invita a fare - anche del pensiero e dell'agire politico - un atto di speranza, un gesto concreto di amore. Seguendolo si esce dalla tentazione del basso profilo e si dicono - non solo a parole - le ragioni per le quali nessuno , e ancor meno un giovane, deve avere paura del futuro.
In questo quadro, un piccolo passo concreto è offerto nella nostra Zona pastorale dove, cominciando dal mese di ottobre, viene offerta a Varese, proprio ai giovani, un'occasione di confronto e di riflessione che si intitola "Date a Cesare": per chi fosse interessato, nelle parrocchie sarà possibile, a partire da settembre, trovare le indicazioni.
Comunque occorre rendersi consapevoli che questo è un percorso necessario e senza scorciatoie: con la fretta non si arriva da nessuna parte. Anche l'enciclica lo ricorda: i giovani non temono le lunghe distanze, ma qualcuno deve dir loro dov'è la sorgente a cui attingere "la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell'umanità intera".
mons. Gilberto Donnini