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Articolo 07/06/2009
"Vivere è educare": sembra uno slogan e, a volte, bastano poche parole per un messaggio forte ed efficace, per suscitare pensieri che aprono mente e cuore ad orizzonti di speranza e di fiducia. Il messaggio, stavolta, viene dalla 59° assemblea dei vescovi italiani che, nell'ultima settimana di maggio, li ha visti - insieme ad una rappresentanza di laici - dedicare tempo, passione e pensiero al tema dell'educare: un tema che scandirà i passi della Chiesa italiana nel prossimo decennio.
Affrontare la questione educativa in tempo di crisi, in un momento in cui urgono risposte immediate a problemi gravi e inquietanti, potrebbe anche sembrare fuori luogo. Ma forse significa andare alla radice delle questioni che oggi vedono una società troppo preoccupata, incerta ed insicura. Forse significa far nascere domande diverse da quelle imposte dal consumo e dall'apparenza e dare strumenti per cercare e trovare risposte che non deludono.
In prospettiva educativa, ha detto Benedetto XVI, si tratta di "far crescere uomini e donne responsabili e maturi" in cui ci siano e crescano "coscienza della verità e del bene e libera adesione ad essi". I vescovi hanno definito "arte" quest'opera dell'intelletto e del cuore. Ancora di più: l'hanno chiamata "l'arte delle arti". Una definizione che veniva proposta, anni addietro, a coloro che iniziavano con entusiasmo e serietà il servizio educativo all'interno delle associazioni. "L'arte di educare" - titolo di un libro di Gaston Curtois - è la capacità di far nascere nell'altro la gioia di vivere, la gioia di fare della vita l'avventura più grande e più bella, la gioia di essere cristiani nella città e nella storia.
È dunque incoraggiante pensare, con Benedetto XVI, che gli "educatori autorevoli a cui le nuove generazioni possano guardare con fiducia" siano degli artisti, degli uomini e delle donne che amano la bellezza, la vivono, la trasmettono con la coerenza e serenità della loro esistenza di ogni giorno. Artisti che non si improvvisano e che non improvvisano, artisti che non si esibiscono con un protagonismo individualistico o di gruppo. Per loro c'è un grande percorso di libertà, di responsabilità, di appartenenza; li accompagna il volto di una Chiesa che è madre e maestra.
Fedeli "alla pedagogia dell'unico Maestro", hanno ancora affermato i vescovi, occorre educare "tutti insieme", altrimenti "non si educa". E questa è una delle più grandi piste di riflessione e di impegno che si apre - costruendo un'alleanza nella verità e nel bene - per le famiglie, per la comunità cristiana, per la scuola e per altri ambiti educativi, compresi i media.
Tenendo vivi questi pensieri, il messaggio di Benedetto XVI e dei vescovi, porta a leggere l'impegno educativo della Chiesa come un dialogo, cercato ogni giorno, con Chi ha donato al mondo la bellezza, con Chi è la Bellezza. Su questa strada, ieri come oggi, i giovani cercano adulti autorevoli che non solo conoscano bene la direzione e la meta, ma che siano anche capaci di condividere la fatica e l'incertezza, siano pronti a sedersi accanto nel momento della stanchezza e di riprendere il cammino con un sorriso.
mons. Gilberto Donnini