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Articolo 12/04/2009
Qualche giorno fa ci sono stati momenti di vento impetuoso che ha seccato i fiori che annunciavano la primavera cancellando il ricordo di tanta neve caduta. È seguita la pioggia a completare la distruzione di tante corolle.
È un po' la parabola della vita: sembra rigogliosa e verde ma al primo soffio di vento ingiallisce e scompare. Il vento che spazza la nostra società viene da tante direzioni, e le travolge rapidamente: il vento di una economia che sta cedendo, la sarabanda delle cifre dei licenziati, degli esuberi, l'incubo della quotidiana sopravvivenza.
Il vento tagliente che logora l'amore di un uomo e di una donna che hanno costruito una famiglia e la vedono minata alle fondamenta da una legislazione che banalizza tutto. Il vento nero di chi abusa dei piccoli bimbi venduti per qualche soldo, della fiducia di chi li affida.
Ma questi venti carichi di disperazione si scontrano con un altro vortice: la moda che detta la sua legge illusoria, il mondo irreale creato dai media di uomini e donne che non esistono ma vengono costruiti, smontati e rifatti. Le costruzioni faraoniche a fronte di chi deve vivere in una tenda perché ha la casa distrutta da imprevedibili eventi naturali.
Spazzature che raccolgono avanzi che non sono rifiuti, ma avanzi di stomaci troppo pieni e di bocche troppo sazie, quando ancora tanti nel mondo vengono meno per denutrizione e le code alle mense dei poveri si allungano di giorno in giorno, quando i barconi affrontano il mare carichi di disperati che cercano un luogo dove non lasciarsi morire.
Le certezze che ci hanno illuso fin dall'infanzia si sfaldano e però non intaccano la convinzione di essere onnipotenti, di non aver bisogno di niente e di nessuno perché ormai scienza e tecnologia possono tutto, salvo poi essere smentire da un improvviso terremoto.
Come vivere la Pasqua in questo panorama? La coscienza - se non è inesistente - dovrebbe interrogarsi e la risposta non sta nel torpore e nell'assuefazione. La risposta è altrove, anzi è un Altro. Chi vive la propria esistenza non nell'accumulo - dell'illusione di una eterna giovinezza, del conto in banca, ecc. - ma nella relazione con Gesù e con gli altri potrà diventare un vero dono pasquale, un uovo che contiene la sorpresa della resurrezione dopo la morte.
Il Figlio di Dio entrando nella storia ne ha acquisito ogni aspetto, ha rispettato la libertà della persona e incentivato la sua creatività, ma ha anche detto con parole chiare che il percorso della vita umana è un percorso pasquale. Pasqua significa passare oltre perché l'angelo saltò le case degli ebrei segnate con il sangue dell'agnello, indica liberazione dalla schiavitù, portare le persone ad essere se stesse senza essere affascinate da nessun potere.
Gesù Cristo ha vissuto la sua Pasqua, è passato per primo prendendo su di sé il peso della morte, del distacco dal nostro corpo e ha indicato a chi lo segue una via di donazione, di rispetto per gli altri, di servizio, di corresponsabilità. Questo non umilia la persona, anzi la apre alla comunione: uomini e donne sono salvati da Gesù, ma devono operare la loro salvezza insieme con tutti, non fidandosi delle illusioni che vengono fatte balenare davanti, ma scorgendo la luce che viene dalla pietra rovesciata del sepolcro: Gesù stesso risorto.
mons. Gilberto Donnini