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Articolo 23/11/2008
Si avvicina il 60° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, approvata e proclamata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite a Parigi il 10 dicembre 1948. Si tratta del primo documento che sancisce i diritti inalienabili che spettano ad ogni persona ed è maturata in seguito all'indignazione per le atrocità commesse durante la seconda guerra mondiale, con l'obiettivo che una cosa simile non avesse mai più a ripetersi e i diritti e le libertà che essa riconosce fanno ormai parte del patrimonio giuridico di gran parte dei paesi del mondo.
Vale, quindi, la pena di richiamarne qui alcuni elementi essenziali, sia per "rinfrescare" la nostra memoria", sia perché, talvolta, sembra sorga la tentazione di fare qualche passo indietro rispetto a quanto in essa era stato affermato e stabilito.
La Dichiarazione, nel suo Preambolo, prende il via da alcune considerazioni previe: "Il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali e inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace del mondo" e "l'avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più alta aspirazione dell'uomo".
Al Preambolo seguono 30 articoli, nei quali vengo fissati i diritti individuali, civili, politici, economici, sociali e culturali di ogni persona. "Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza" stabilisce il primo articolo, seguito dall'affermazione che i diritti stabiliti nella carta sono validi verso tutti, senza eccezioni discriminazioni. Tra i diritti individuali le Nazioni Unite indicano il "diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza", al riconoscimento della propria "personalità giuridica", all'eguaglianza di fronte alla legge e "all'effettiva possibilità di ricorso" ai tribunali competenti.
Vi è poi una serie di diritti (alla privacy, alla libertà di movimento, all'asilo, alla cittadinanza, al matrimonio e alla famiglia, alla proprietà) che riguarda il singolo in rapporto alla comunità e l'affermazione delle cosiddette "libertà costituzionali" (libertà di pensiero, di espressione, di riunione e associazione, di partecipazione al governo del proprio paese, di accedere in condizioni eguaglianza ai pubblici impieghi e di aderire ai pubblici impieghi e di esprimere con "periodiche e veritiere elezioni" la propria volontà).
Infine, il diritto "alla sicurezza sociale", quelli connessi al lavoro e allo svago, il diritto di ciascuno "ad un tenore di vita sufficiente a garantire la saluta e il benessere proprio e della sua famiglia", all'istruzione e "alla protezione degli interessi morali e materiali" derivanti da produzioni scientifiche, letterarie e artistiche.
Non va, infine, sottovalutato il fatto che oltre a diritti e libertà, la Dichiarazione ricorda, tuttavia, che "ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità".
Un documento ampio ed equilibrato che rappresenta un ideale comune per l'umanità intera e che auspichiamo venga sempre più ricordato e soprattutto messo in pratica.
mons. Gilberto Donnini