edicola - articoli
Articolo 16/12/2007
Ancora una notizia che leggiamo sui giornali locali di qualche giorno fa: nel giro di pochi anni l'indebitamento delle famiglie varesine è più che raddoppiato e supera la media nazionale. Secondo una statistica, questo indebitamento sarebbe cresciuto del 95,4% dal 2002 ad oggi: un aumento che porrebbe la nostra provincia, in questa poco invidiabile classifica, al sesto posto in Italia. Sempre secondo queste statistiche, il valore medio dei debiti contratti da un nucleo familiare varesino, ammonta a 18.125 euro, cioè 4.000 euro in più della media nazionale (che si attesta sui 14.800 euro per famiglia).
Questi debiti sono stati contratti per gli scopi più diversi: non solo per l'acquisto di beni primari come la casa o l'automobile necessaria per recarsi al lavoro, ma anche per beni che non sono di prima necessità come la tv a schermo piatto oppure per finanziare le vacanze estive: parlando con il direttore di un'agenzia di viaggi, ad esempio, si è venuti a sapere che il loro miglior cliente era la banca, perché finanzia le famiglie che si mettono in viaggio.
Certamente occorre non stracciarsi immediatamente le vesti di fronte a queste notizie che hanno anche risvolti positivi, nel senso che permettono alle famiglie di accedere ad una maggior quantità di beni che non potrebbero permettersi pagando tutto e subito. Significa, per dirla in altre parole, che le famiglie della nostra provincia godono, oggi più che in passato, di nuovi beni e servizi.
Tuttavia la notizia ha anche qualche risvolto preoccupante. Il ricorso non oculato al credito, pensando che "tanto si paga dopo" (alimentato anche da qualche pubblicità che lascia quasi immaginare che non si paghi quasi niente) mette alcune famiglie nella condizione di non poter fare fronte agli impegni. Quando, alla fine del mese, all'affitto si sommano le rate da pagare, lo stipendio non basta più con il rischio conseguente di cadere in mano a qualche usuraio. Tra l'altro, in Lombardia, tra il 2000 e il 2006 le denunce per usura sono cresciute del 35%.
Un altro risvolto negativo viene dal fatto che, lasciandosi affascinare dalle raffinate tecniche di marketing oggi in atto, si finisce per considerare indispensabili alcuni beni che in realtà non lo sono, per conformarsi agli "status symbol" imposti da una società che spesso vive al disopra delle sue possibilità.
Ancora una volta, crediamo si tratti di un problema di tipo educativo: occorre educarsi ad avere, nella vita, una scala di priorità, cioè a chiedersi quali sono le cose veramente indispensabili e per le quali vale la pena di fare anche grandi sacrifici. Occorrerebbe anche educarsi ad uno stile di vita più sobrio, magari considerando che accanto a noi, o non troppo lontano da noi, ci sono persone che non solo non godono di tutti gli ultimi ritrovati della tecnica, ma mancano addirittura del necessario per sopravvivere.
mons. Gilberto Donnini