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Articolo 02/12/2007

"SESSO A PAGAMENTO"


Qualche giorno fa è comparsa su un quotidiano locale un'ampia inchiesta sul "sesso a pagamento" a Varese e provincia: una realtà che talvolta appare in evidenza ai margini di alcune strade, ma talvolta avviene anche - stando a quanto pubblicato - anche nel chiuso dei locali; un fenomeno, tuttavia, che - pur non arrivando a vette astronomiche - ha una sua rilevanza, a quanto pare, anche nel nostro territorio.
La motivazione di coloro che sono coinvolti in questo giro (per la maggior parte donne, alcune anche italiane, ma anche uomini) è la necessità di reperire rapidamente delle risorse economiche con un "mestiere" che, da sempre, sembra assicurare facili guadagni. Diciamo "sembra" perché i "facili guadagni", poi, raramente arrivano nelle tasche di chi vi è coinvolto "personalmente", e invece molto spesso alimentano giri di delinquenza i quali sfruttano persone che si trovano in situazioni di bisogno o di debolezza, come le immigrate più o meno legali.
Che dire? Si tratta, è vero, di un fenomeno che è sempre esistito (anche se, magari, ammantato di una vernice di legalità), però di fronte a queste notizie ci si chiede dove stia il "progresso" tanto sbandierato, l'aumentata considerazione della dignità della donna, se poi queste cose vanno avanti imperterrite come e più di prima.
Forse (ed è un discorso che non da oggi portiamo avanti da queste colonne) bisogna non dimenticare che si tratta certamente di un problema di legalità e di ordine pubblico, ma che la battaglia contro il "sesso a pagamento" è soprattutto culturale. Quindi una cosa che richiede da parte dello stato come dei privati, della chiesa come dei laici, un'opera di educazione e formazione delle coscienze, non disgiunta, peraltro, da una solidale accoglienza dei soggetti coinvolti, a qualunque titolo, in esperienze di questo genere e che ne vogliano uscire (seguendo l'esempio di don Benzi recentemente scomparso)..
Un lavoro educativo che si rende sempre più necessario perché l'ossessione erotica, alimentata dallo scadimento dei costumi e dal dilagare della pornografia che invade una notevole massa di mass media e soprattutto internet, crea una stimolazione sessuale che poi trova sfogo in una sempre più intensa e varia "offerta", anche di persone giovanissime di entrambi i sessi e in esperienze sessuali spinte al di là di ogni limite non solo morale, ma anche di buon gusto.
E soprattutto - pur non volendo fare i moralisti a buon mercato che combattono contro i mulini a vento - occorre pur ricordare che il "sesso a pagamento" costituisce obiettivamente un'offesa alla dignità della persona umana e dunque a Dio, a cui immagine la persona umana è creata. Offende la donna che diventa merce che si vende e si compra, ma non offende meno la dignità del "cliente" che si lascia dominare dai suoi istinti peggiori e più inconfessabili.
Sembra, invece, che ci si trovi in presenza di una sorta di rassegnazione, nella convinzione che si tratta di un male inevitabile, che c'è sempre stato e, quindi, che ogni impegno per contrastarlo sia inutile. Se non potrà essere eliminato, tuttavia, può essere arginato e contenuto a condizione che ci sia una ripresa a livello etico e morale e, da parte di tutti, un'opera di educazione ai valori della sessualità umana e del rispetto della persona.

mons. Gilberto Donnini