edicola - articoli

Articolo 19/08/2007

ALLA SCUOLA DI S. FRANCESCO


All'inizio del mese di luglio, insieme al mio predecessore a Varese mons. Peppino Maffi, ho effettuato un percorso artistico-culturale-religioso nell'Italia centrale, visitando alcuni monasteri e avendo come base l'Umbria, una cittadina vicino ad Assisi, la patria di S. Francesco.
Un paesaggio ed un ambiente dove non ci si meraviglia del fiorire dei santi, che invita già di per sé al raccoglimento e alla preghiera, rafforzato dalla visita di alcuni importanti luoghi francescani: l'Eremo delle Carceri ad Assisi, La Verna, l'Eremo delle Celle a Cortona.
Luoghi che parlano della presenza di S. Francesco, della sua scelta di povertà, del suo amore per la natura e per l'ambiente: tutti temi che ogni poco ritornano anche nei grandi consessi mondiali di oggi dove è sempre più di attualità il discorso sulla giustizia e sulla pace che il messaggio di Francesco richiama con insistenza.
Ma il messaggio di S. Francesco dice anche che l'impegno su questi grandi temi non può non avere il suo fondamento in un profondo atteggiamento spirituale. Pochi giorni prima della sua visita ad Assisi, domenica 17 giugno, dove ha sostato in preghiera sulla tomba di Francesco, il Papa diceva, in un incontro con i preti di Albano, che Francesco "non era solo un ambientalista o un pacifista. Era soprattutto un convertito". E, in una lettera al vescovo di Assisi, aggiungeva: "La testimonianza che egli rese nel suo tempo ne fa un naturale punto di riferimento per quanti anche oggi coltivano l'ideale della pace, del rispetto della natura, del dialogo tra le persone, le religioni e le culture. È tuttavia importante ricordare, se non si vuole tradire il suo messaggio, che fu la scelta radicale di Cristo a fornirgli la chiave di comprensione della fraternità".
Il linguaggio del Santo, dice il papa, è il linguaggio della Chiesa mentre svolge il suo compito nella storia. "Non è vero - precisava l'allora card. Ratzinger in uno scritto - che la Chiesa fa di più per la pace se abbandona il piano che le è proprio della fede, della educazione, della testimonianza, del consiglio, della preghiera, dell'amore pronto al servizio, per trasformarsi in una società dedita all'azione politica diretta".
S. Francesco aveva capito questa verità, aveva capito che la casa da "ricostruire", per essere solida, aperta e strumento di salvezza, doveva avere fondamento nell'esperienza di Dio. Il suo amore straordinario per la pace, la natura, il dialogo che ha sempre avuto tanta ammirazione - anche se, forse, non sempre altrettanta imitazione - veniva dall'incontro con Colui che improvvisamente aveva cambiato il corso della sua vita.
Non una generica e sentimentale ricerca di armonia del creato, di quieto vivere, di distacco dalle cose, lo portò, ricoperto solo di un sacco, sulle strade dell'Umbria e del mondo per condividere povertà, dialogare con le diversità, chiedere giustizia e pace. Il Santo di Assisi - è il messaggio che ancora oggi trasuda dalle antiche pietre - occupa il penultimo posto nella fila dei poveri e dei piccoli ben sapendo che all'ultimo posto c'è Chi si è fatto povero e piccolo non per rassegnarsi al male e alla prepotenza, ma per vincerli con la forza dell'amore.
Assisi resta uno dei luoghi più significativi per riaffermare, con la dolcezza e la forza di un Santo, questa verità.

mons. Gilberto Donnini