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Articolo 08/07/2007

UNO DI NOI


Qualche giorno fa, nell'articolo di fondo del "Corriere della Sera", è stato preso in esame il caso di padre Giancarlo Bossi, il missionario rapito nelle Filippine il 10 giugno scorso. E l'autore dell'articolo (dal titolo significativo "L'ostaggio dimenticato") si chiedeva come mai questo rapimento, a differenza di altri che hanno riempito le cronache dei giornali, hanno mobilitato masse di gente, sono stati a lungo alla ribalta televisiva (le "due Simone"e Giuliana Sgrena in Iraq, Daniele Mastrogiacomo in Afghanistan, ad esempio), il rapimento del missionario - a parte la campagna solitaria del quotidiano cattolica "Avvenire" e di pochi altri - sembra passare sotto silenzio, un avvenimento che pare non interessi l'opinione pubblica italiana.
Manca - si scriveva - "la sensazione pubblica che i rapiti non siano soli nella loro tragedia, ma vengano al contrario percepiti come parte di una comunità nazionale offesa e in apprensione per la sorte di "uno di noi"". E si faceva l'ipotesi che, a differenza degli altri, un prete missionario potrebbe non essere sentito come "uno di noi": ipotesi che, se fosse vera, apparirebbe certamente molto preoccupante.
La "Martinella d'oro" che ieri sera è stata assegnata dal Comune alla memoria del missionario varesino del PIME padre Adelio Lambertoni nell'anniversario della morte, dice che, nel suo caso, non è certamente così. Padre Adelio ha speso gran parte della sua vita ad Hong Kong in un servizio sempre vissuto con entusiasmo e con gioia. Chi lo ha incontrato e lo ha conosciuto - il sottoscritto è tra questi - può testimoniare che padre Adelio è sempre stato un grande animatore degli incontri a cui partecipava perché sapeva creare intorno a sé un clima di amicizia e di comunità.
Ricordiamo il suo impegno per l'annuncio del Vangelo, ma anche per l'educazione dei ragazzi e dei giovani; insieme ad altri amici siamo stati guidati da lui nei i quartieri popolari di Hong Kong e abbiamo avuto modo di conoscere e apprezzare la sua lotta per la giustizia, per migliorare le condizioni anche materiali della gente, che fosse cattolica o no.
Ma ha condotto a lungo e strenuamente anche una sua lotta personale contro la malattia inesorabile che, poi, lo ha portato alla morte.
E, infine, non possiamo dimenticare la sua vicinanza ai bambini orfani o abbandonati: ne ha voluti adottare ben otto perché potessero avere qualcuno da chiamare "papà".
Padre Adelio, tuttavia, non ha mai dimenticato la sua terra, la sua Velate nella quale ha mosso i primi passi nella vita e nella fede, ma questo legame non l'ha rinchiuso in un ambito ristretto: è stato, anzi, il punto di partenza per allargare il suo orizzonte e per dare il suo contributo ad alleviarle i bisogni e le sofferenze del mondo.
"Uno di noi", quindi, che proprio nelle salde radici umane e cristiane che affondano nella nostra terra ha trovato slancio, entusiasmo e forza per il suo impegno sulle frontiere del mondo. Salutiamo, quindi, con gioia e con riconoscenza il ricordo e il riconoscimento che la comunità religiosa e civile di Varese ha voluto tributargli.

mons. Gilberto Donnini