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Articolo 20/05/2007
A distanza di qualche giorno, è forse possibile ritornare in maniera più pacata sul cosiddetto "Family day" che si è tenuto a Roma, in piazza S. Giovanni, lo scorso 12 maggio: un avvenimento che, al di là del dato numerico (comunque molto rilevante) è stato comunque riconosciuto da tutti come estremamente significativo.
Una novità che mi ha colpito e che, credo valga la pena di essere messa in rilievo, è costituita dal laicato cattolico - non solo una élite - che, con questo gesto sembra aver preso consistenza e comunque ha assunto una visibilità culturale: un laicato che, al di sopra di classificazioni o graduatorie di comodo, ha sorpreso per la volontà e per la capacità di dire, con compostezza e attendibilità, le ragioni di una speranza e di una gioia che sono per tutti.
Una novità che, con linguaggi diversi, ha attraversato due millenni e le cui radici più recenti portano al Concilio Vaticano II, ma non si fermano lì. Una novità che - ha ricordato Benedetto XVI nel recente viaggio a Pavia indicando S. Agostino - si forma continuamente nel "rimanere persone che cercano", nel "non accontentarsi di ciò che tutti dicono o fanno". Questa presenza che si è manifestata pubblicamente sui temi della famiglia, quale cellula vitale per la società, viene dalla consapevolezza che pensare è necessario per credere e credere è necessario per pensare.
Ed è a partire da questo percorso che le ragioni dei laici cattolici si confrontano apertamente con le ragioni di altri: un paesaggio culturale attraversato da chiunque vive la ricerca della verità con rettitudine e onestà intellettuale. Un confronto a conferma che i"principi non negoziabili" (di cui hanno parlato vescovi e papa) non sono "principi non argomentabili" e che allargare gli spazi della razionalità è, per tutti, un'avventura grande e bella.
Con la loro presenza a Roma il 12 maggio le famiglie hanno voluto comunicare questo messaggio che è un messaggio di laicità. E non può essere diversamente perché le famiglie sono i "luoghi" in cui la laicità trova la sintesi più alta nell'esprimersi: nella scelta di un uomo e di una donna di unirsi in matrimonio, nelle scelte dei genitori di dare alla luce e di educare i figli, nelle scelte dei genitori e dei figli di crescere insieme aprendosi al mondo e, soprattutto, alle persone in situazioni di sofferenza e di solitudine.
Potremmo, quindi, dire che questo "Family day" è stato una festa della famiglia, ma anche la festa di una laicità ritrovata. Una laicità che ha pensieri grandi soprattutto nelle piccole cose: pensieri di futuro che si leggono negli occhi dei bambini, come negli occhi degli anziani. Pensieri di un popolo che esiste ed è vivo.
mons. Gilberto Donnini