edicola - articoli
Articolo 18/03/2007
La festa di S. Giuseppe lavoratore - così sentita dai varesini per la presenza nel cuore della città di una bellissima chiesa a lui dedicata, e per la passione con cui il "Comitato pro San Giuseppe" segue e promuove le manifestazioni ad essa collegate - attira l'attenzione su questo tema.
La Santa Famiglia, della quale Giuseppe era il capo, il fatto che Giuseppe lavorasse come falegname (per questo è anche il patrono degli artigiani) parlano di due realtà fondamentali per la vita umana: la famiglia, appunto, il lavoro e i loro rapporti.
Su questo tema è stato pubblicato, alla fine del 2005, un "Rapporto sulla famiglia" (il nono) che viene stilato ogni due anni dal Centro Internazionale Studi Famiglia (Cisf). Nel capitolo conclusivo del volume il curatore - PierPaolo Donati, ordinario di Sociologia della famiglia presso l'Università di Bologna - ricorda che il conflitto tra le esigenze della famiglia e quelle del lavoro dei componenti di un nucleo familiare, costituisce ancora oggi una delle cause più serie di problemi e difficoltà della famiglia. "I fenomeni più evidenti - sottolinea Donati - sono il ritardo nella formazione della famiglia, dovuto alla disoccupazione e alla precarietà del lavoro giovanile; la bassa natalità, dovuta alla penalizzazione che il lavoro impone alla maternità, all'essere e al fare i genitori; l'instabilità coniugale, dovuta a ritmi, orari e condizioni di lavoro che non favoriscono il tempo e la qualità delle relazioni familiari".
Dobbiamo dire che in quest'anno dedicato, nel percorso pastorale della nostra Diocesi, all'ascolto delle famiglie, questi problemi sono puntualmente emersi e che l'innalzamento molto marcato dell'età in cui ci si sposa sarà anche dovuto ad una maggiore difficoltà a decidersi "definitivamente", ma certamente risente non poco di questa situazione.
Quindi, l'interrogativo al quale tutti siamo chiamati a rispondere è: quale conciliazione tra lavoro e famiglia?
Evidentemente, in questa sede, non è possibile riportare in dettaglio i suggerimenti pratici, molto interessanti, del "Rapporto" al quale rimandiamo, ma ci limitiamo a indicare quello che, superando fumose discussioni su nuove e strane aggregazioni, dovrebbe essere l'obiettivo di una autentica "politica per la famiglia": giungere ad una riconciliazione tra lavoro e famiglia, cioè ad una organizzazione del lavoro che renda vivibile la famiglia ed aumenti la qualità e la quantità del tempo trascorso in famiglia.
In conclusione, la conciliazione tra lavoro e famiglia dovrebbe essere la ricerca continua di una gestione accettabile dei rischi, affinché la famiglia non costituisca un rischio per il lavoro, e il lavoro non sia un rischio per la famiglia. Anzi, addirittura l'obiettivo di arricchire le relazioni all'interno della famiglia attraverso le relazioni esterne, compreso il lavoro, perché queste ultime agiscano come risorse e non come ulteriori elementi di squilibrio.
Come si vede, il punto di partenza, difficile da raggiungere ma non impossibile, è prima di tutto un cambiamento di mentalità: nelle persone, nelle famiglie, nelle aziende, nei sindacati, nelle istituzioni perché diminuisca l'attuale pressione verso il lavoro non domestico, che finisce per mettere al primo posto il mercato rispetto alla famiglia.
Che S. Giuseppe ci aiuti!
mons. Gilberto Donnini