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Articolo 07/01/2007
Nella vicinanza delle festività di Natale - oltre alle solite notizie di qualche luogo in cui non è stato possibile fare il presepio natalizio perché avrebbe offeso la sensibilità di altre religioni ormai presenti nella nostra società - si sono aggiunte altre notizie, ripetute, di furti di statue nei presepi allestiti nelle chiese (tra le quali quella dell'Ospedale di Circolo di Varese) o di scritte "poco simpatiche" apparse in prossimità degli stessi presepi.
E allora viene spontanea la domanda: ma c'è davvero qualcuno che ha paura del presepio che ripresenta in maniera tradizionale, popolare, ma efficace, il fatto della nascita di Gesù? Come mai, il ripetersi di questi gesti?
Confesso di aver esitato prima di scrivere su questo argomento perché, probabilmente, il ripetersi di fatti o di gesti negativi è, in parte, anche legato ad un perverso meccanismo di imitazione: qualcuno - magari dalla personalità un po' fragile - ritiene di "valorizzarsi" in qualche modo, di diventare più importante perché qualche gesto stupido o dissacratorio compiuto da lui compare sui giornali. Quindi, da questo punto di vista, meno se ne parla e meglio è.
Tuttavia, alla fine, mi sono convinto a stendere queste righe, anche in seguito ad alcune conversazioni avute con un paio di amici in questi giorni.
Uno mi diceva: ma lo sa che nei supermercati le statuine del presepio non sono in vendita perché dicono che "non vanno", che non "tirano", che non si vendono? E aggiungeva: io sono stato in Francia (la "laica" Francia) e si immagini che, invece, nei grandi magazzini di Parigi non solo di statuine del presepio se ne trovano in abbondanza, ma c'è anche un sacco di gente che le compra?
Ma allora, veniva da pensare, non sarà che forse qualcuno ruba le statue dai presepi perché non ha modo di trovarle altrove?
Ma, più decisiva, è stata la conversazione con un'altro amico che mi ha riferito di aver ascoltato alla televisione della Svizzera italiana, un lungo comunicato di due gruppi islamici presenti nel Ticino, i quali affermavano che non solo non erano contrari al presepio, ma, anzi, che per loro era molto opportuno non solo che ci fossero ma anche che venissero visitati dagli stessi islamici, per rendersi conto del tipo di civiltà, di cultura nella quale adesso si trovano a vivere.
Segno che dove c'è un dialogo sereno e un reciproco rispetto, forse alcuni problemi o difficoltà risultano un po' "artificiali", se non addirittura frutto di preconcetti ideologici.
Con questo non si vogliono dare risposte assolute o definitive a fatti e gesti compiuti nei confronti di diversi presepi che, comunque, denotano perlomeno una certa dose di maleducazione, però forse queste considerazioni ci aiutano a collocarli in un contesto meno drammatico e ci indicano una strada: la via di una convivenza più serena perchè si lasciano da parte faziosità e ideologie e si privilegia il dialogo.
mons. Gilberto Donnini